Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
382 | p u r g a t o r i o xvi. | [v. 106-114] |
bedienti. Queste due cose contrarie; cioè severa iustizia e remissa misericordia non possano stare insieme, che l’una non guasti l’altra; e però conviene che male finisca la severità de la iustizia meschiata insieme co la remissione de la misericordia, perchè l’una disfà l’altra. Appresso, la spada significa lo temporale; lo pasturale lo spirituale: lo temporale meschiato co lo spirituale, va male, perchè l’uno guasta l’altro: le contrarie cose non si pateno1 insieme, che l’una non corrompa l’altra; queste due cose sono contrarie, dunqua l’una corrompe l’altra. Ecco la ragione, perchè si mostra che conviene che l’uno insieme coll’altro vada male; et assegna la ragione l’autore diversa da quella che ditta è, perchè convien che mal vada, la qual finge che dica Marco, dicendo: Però che, giunti; insieme lo temporale co lo spirituale, l’un l’altro non teme; cioè lo temporale non teme lo spirituale, e lo spirituale non teme lo temporale: quando li cherici non aveano se non lo spirituale, temevano di fallire e di vivere disonestamente se non per l’amore di Dio, al meno per paura de’ seculari che, vedendo la loro mala vita, non denegasseno loro le loro elimosine; e così li seculari temevano di fallire e vivere male, considerando lo prelato è sì diritto che non m’assolverà; ora vedendo lo cherico dato a le cose temporali, dice: Così posso fare io, com’elli; appresso dice: Io posso prestare ad usura ch’io lasserò a la chiesa, e sarò assoluto; et adiunge: Se non mi credi; dice Marco a Dante, pon mente a la spiga; cioè al frutto che n’esce; disse Cristo: A fructibus eorum cognoscetis eos; di questo mal lavoro esce mal frutto, che’ chierici sono riei2 per la maggior parte, e li seculari piggiori, Chè ogni erba; cioè imperò che ogni erba, si cognosce per lo seme; cioè per lo frutto che fa, ch’è poi seme di che nasce l’erba, quando l’omo lo semina; e questo è naturale, benchè Marco lo dica, secondo che finge l’autore, esemplarmente: se pur omo dubitasse d’una erba che non la cognoscesse, aspetti di vedere lo seme e seranne certificato.
C. XVI — v. 115-129. In questi cinque ternari lo nostro autore finge che Marco, per dichiarare mellio quello ch’è ditto di sopra; cioè che per l’effetto si vede che iunto lo spirituale col temporale mal va insieme, come l’erba si cognosce per lo frutto e seme suo, dimostra per esemplo quello ch’à ditto di sopra esser vero, dicendo: In sul paese, ch’Adice e Po riga; cioè in sul paese de la Marca Trivigiana et in su la Lombardia e la Romagna: imperò che Adice è uno fiume che imbagna la Marca Trivigiana, e ’l Po ò lo fiume che esce di monte Vesulo dell’alpe tra la Francia e Lombardia3 et entra in