380 |
p u r g a t o r i o xvi. |
[v. 97-105] |
Moisè era vietato al popolo l’uso de le bestie che non rugumasseno et avesseno l’unghie fesse, et era permesso che quelle usasseno per suo cibo, che avesseno le ditte condizioni; cioè che rugumasseno1 et avesseno l’unghie fesse. E questo figurava che non dovesseno pascere ne la nuova legge; cioè evangelica, lo spirito se non di coloro, cioè de la dottrina di coloro, quanto a le parole, che rugumasseno, cioè ripensasseno più volte, almeno due, la dottrina ch’elli pilliano e ch’elli danno ad altrui; e nell’opere avesseno l’unghie fesse, cioè lo desiderio diviso parte a le cose mondane; cioè quanto la necessità del corpo richiede, e parte a le divine quanto richiede lo spirito; e li altri rifiutasseno, cioè li stolti che non vanno con considerazione, e li mondani che ànno l’unghia intera, cioè pur lo desiderio a le cose mondane; e però dice l’autore nel testo: che il pastor che precede; o temporale, o spirituale che sia, Ruminar può; cioè può esser che quanto a le parole àe verità, e diceno2 saviamente, ma non à l’unghie fesse; cioè all’opere che elli fa, non dimostra lo desiderio suo diviso; ma pure unito a le cose del mondo. Perchè; cioè per questo seguita, la gente; cioè del mondo; cioè li sottoposti, che; cioè la quale, sua guida vede; cioè lo suo pastore, che dè essere sua guida, Pur a quel ben ferir; cioè pur dirissare lo desiderio e la intenzione al ben temporale, ond’ella; cioè del quale ella, è ghiotta; cioè desiderosa e vaga, Di quel; cioè bene temporale, si pasce; la gente del mondo, come vede pascere la sua guida, e più oltre non chiede; se non lo bene temporale, perchè la guida non li mostra coll’opere quello che predica co la lingua, e questo notino li predicatori. Et ora conchiude, dicendo: Ben puoi veder; cioè tu, Dante, per questo che detto è, che la mala condotta; cioè lo malo guidamento, È la cagion che ’l mondo à fatto reo; cioè per questo è corrotto lo mondo; cioè per lo malo esemplo, E non natura; s’intende, di questo è cagione, che; cioè la quale, in voi sia corrotta; cioè in voi omini. E qui si può muovere questo dubbio; cioè che pare che l’autore non dica bene che la natura corrotta non sia cagione de la corruzione del mondo: con ciò sia cosa che la natura umana fusse corrotta per lo peccato del primo omo; e benchè dal peccato originale noi cristiani siamo liberati per lo battesimo nel quale s’infunde la grazia, niente di meno pure rimane la cicatrice de la ferita che ci fu data nel libero arbitrio, per la quale è meno abile a resistere al vizio; e così pare che la corruzione de la natura ancora duri in noi, e sia cagione de la corruzione del mondo: imperò che se fussemo più forti, resisteremmo al vizio più fortemente e non ci lasseremmo sì corrumpere. A che si dè rispondere che, benchè noi siamo meno abili a resi-
- ↑ C. M. rumigasseno
- ↑ C. M. e dice saviamente,