Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
376 | p u r g a t o r i o xvi. | [v. 64-84] |
vera; cioè che le influenzie celesti muoveno: ma non necessitano, adiunge la vera sentenzia de’ Teologi, dicendo: A maggior forza; che quella de le influenzie dei cieli, et a millior natura; che quella dei celi1; cioè a la forza e natura di Dio, la cui forza ogni cosa vince e la sua natura avanza ogni altra natura, Liberi soggiacete; voi omini; cioè siete sottoposti a Dio, e niente di meno siete liberi, imperò che in tanto è l’omo libero, in quanto à possibilità d’operare secondo la ragione; et intanto l’omo opera secondo la ragione, in quanto si sottomette a Dio; dunqua in tanto è l’omo libero, in quanto serve Iddio, e quella; cioè forza e natura divina, cria La mente; cioè l’anima ragionevile et intellettiva, in voi; omini, che ’l Ciel; la qual mente lo cielo, non à in sua cura; cioè non è sotto posta la mente umana ai movimenti dei celi. Però, se il mondo presente: cioè li omini, che sono al presente nel mondo, disvia; cioè esceno fuor de la via et abbandonano le virtù, In voi è la cagione; cioè in voi omini, in voi; cioè omini, si cheggia; cioè si cerchi, e non ne’ movimenti dei cieli, Et io; cioè Marco, te ne serò or vera spia; cioè sarò a te Dante vero trovatore de la ragione, che questo mostra e prova; cioè che la cagione è in voi, e non in2 ne’ celi, che le virtù siano abbandonate: imperò ch’io mostrerò ch’è la cagione che li omini sono diventati viziosi, e per consequente perchè ànno abbandonato le virtù: imperò che quive, dov’è lo vizio, non può esser la virtù, perchè le cose contrarie non possano insieme essere in uno subietto. E qui finisce la prima lezione, benchè non sia finita la determinazione de la dubitazione, la quale si finirà ne la seguente lezione del canto xvi.
Esce di mano ec. Questa è la seconda lezione del canto xvi, ne la quale l’autore finge che Marco compie di dichiarare, secondo la vera sentenzia de’ Teologi, lo dubbio duplicato mosso da Dante et incominciato a dichiarare da Marco ne la precedente lezione; e come l’insegnò la via da montare al iv balso. E dividesi questa lezione in 6 parti, perchè prima finge che Marco dichiari la produzione dell’anima umana da Dio in simplicità, e come s’inganna per questi falsi beni; ne la seconda, come a rimedio contra lo inganno di sì fatti beni mondani funno fatte le leggi, e perchè li signori non le fanno osservare, la gente è diventata corrotta, quive: Le leggi son ec.; ne la terza specificatamente dichiara come la discordia del papa e de lo imperadore è la cagione del mondo corrotto, quive: Soleva Roma ec.; ne la quarta dimostra per effetto come lo papa, per occupare lo temporale e lo spirituale, è cagione del guastamento del mondo, quive: In sul paese ec.; ne la quinta finge l’autore ch’elli