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ste parole pone l’opinione delli Astrologi la quale elli danna: imperò che se i cieli sono cagione d’ogni nostro atto, et Iddio è cagione del movimento de’ cieli, dunqua Iddio è cagione d’ogni nostro atto, dunqua Iddio è cagione de la nostra corruzione; la quale conclusione è falsa, e però l’autore dimostra come si debbia arrecare1 a suo intendimento, di sotto quando dice: Lo Ciel i vostri movimenti; le quali sono parole di Marco, lo quale finge l’autore che dichiarasse questi dubbi. E questa è bella e notabile dubitazione; cioè chi è cagione che la virtù sia abbandonata al tutto, e la malizia sia seguitata a li omini, è l’enfluenzia del cielo: imperò che se Iddio è prima cagione d’ogni cosa, come può essere nel mondo privamento di bene et incitamento di male? E questi due dubbi l’autore nostro solverà ne la parte che seguita, e ne l’altra.
C. XVI — v. 64-84. In questi sette ternari lo nostro autore finge come Marco risponde ai suoi dubbi, dimostrando che la privazione de la virtù e la corruzione de la malizia, ch’è nel mondo, procede dalli omini e non dal cielo, dicendo così: Alto sospir; cioè profondo che venne dal cuore: lo sospiro viene dal polmone che sfiata forte, per dare scialamento al cuore che è angustiato da dolore; e però dice che Marco, avendo dolore di quil che Dante dicea, e sì perchè così era come dicea de l’abbandonamento de la virtù e de la corruzione de’ vizi, e si perchè vedea Dante avere falsa opinione, come pieno di carità dolsesi dell’uno e dell’altro, e però dice: che; cioè lo quale sospiro, duolo strinse in hui: imperò che non compiè di metter fuora tutto ’l sospiro; ma finitte in questa voce hui, che è interiectio dolentis; cioè voce che significa dolore, Misse fuor prima; cioè Marco lo ditto sospiro, e poi cominciò; a parlare a Dante, dicendo: Frate; questo è vocabulo che viene da carità, Lo mondo; cioè li omini del mondo, è cieco; perch’è ignorante de la verità, e tu vien ben da lui; cioè dal mondo: imperò ch’io ti veggo cieco de la verità, come sono li altri. Voi; cioè omini, che vivete; cioè che siete nel mondo in vita, ogni cagion recate; cioè del bene e del male, Pur suso al Cielo; dicendo che ’l cielo co le suoe influenzie sia cagione d’ogni cosa, sì come se tutto Movesse seco di necessitate; lo cielo, lo movimento del quale benchè sia cagione di molte cose, non è cagione d’ogni cosa. E benchè fusse cagione d’ogni cosa, non sarebbe necessaria; ma cagione motiva a la quale si può resistere: imperò che, benchè i primi movimenti non siano in nostra potestà, la resistenzia pur è in nostra potestà, come si mosterrà di sotto; e però dice: Se così fusse; cioè che ’l cielo movesse ogni cosa di necessità, seguitrebbe2 questo inconveniente; cioè che, in voi; cioè