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c o m m e n t o |
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questo1 è lo mio secondo dubbio, et altrove; cioè in uno altro luogo è, quell’onde io l’accoppio; cioè lo primo mio dubbio; unde io accosto li du’ dubbi insieme dei quali l’uno2 era; se li cieli sono cagione de la corruzione del mondo; l’altro dubbio era se ne sono cagione li omini o la natura corrutta, come pare che dica Marco. Et accoppiando questi due dubbi insieme, pone questa sentenzia; cioè io Dante veggo questo essere vero; cioè che Lo mondo è ben così tutto diserto; cioè abbandonato, D’ogni virtute; o vero politiche, o vero teologiche, come tu mi sone; cioè come tu, Marco, mi dici ne la tua sentenzia, E di malizia gravido; cioè pregno è lo mondo, come tu mi dici, e coverto; e di questo mi fa certo la tua sentenzia; ma io vorrei esser certificato del primo dubbio, e del secondo; imperò che io abbo ora per le tuoe parole nuovo dubbio; prima n’avea3 uno, cioè se de la corruzione del mondo ai vizi, come detto è e pare per le cose dinansi, sia cagione lo movimento del cielo, come disse Virgilio ne la prima cantica: infin che il veltro Verrà ec.; o enne cagione la natura umana per sè corrotta, che abbia fatto lo mondo corrotto e scacciato le virtù da esso: imperò che la tua sentenzia pare dare la cagione alli omini, in quanto dicesti: Dal qual à or ciascun disteso l’arco. E questo è lo secondo dubbio che l’autore finge esser mosso per la sentenzia di Marco: imperò che ’l primo avea da sè; cioè che ’l mondo fusse corrotto a malizia per la influenzia dal cielo; e però muove la questione, dicendo: Ma prego; cioè te Marco, che m’additi; cioè che mi dimostri, come si dimostra col dito, la cagione; di questa corruzione; se è influenzia celeste, o se è la natura umana che per sè medesma si corrompe, Sì ch’io; Dante, la veggia; la cagione de la corruzione, e ch’io la mostri altrui; cioè ai lettori, che leggeranno questo libro. Chè; cioè imperò che, nel Ciel è uno; cioè Iddio che è cagione prima di tutte le cagione, e li cieli che sono cagioni seconde riceveno movimento de la prima; sicchè Iddio cagiona per mezzo de le seconde cagioni li effetti qua giù nel mondo, se non se in quelle cose che immediatamente procedeno pur da lui, come la creazione dell’anime, la beatificazione dei santi e simili cose; e però dice: et un; cioè Iddio, quaggiù; cioè nel mondo, la pone; cioè la cagione. Et in que-
- ↑ C. M. in questa verità della magnificenzia e cortesia, Et altrove; cioè in ogni altra virtute, quell’ond’io
- ↑ C. M. l’uno era; perchè lo mondo è così pieno di malizia; e l’altro dubbio era perchè lo mondo è ora al tutto voito di virtù. Et accoppiando
- ↑ C. M. n’avea pure uno; e l’uno è che lo mondo veggo ora corrotto ai vizi; e l’altro è che io lo veggo ora al tutto abbandonato delle virtù, ene cagione lo movimento del cielo di questo, che è lo secondo dubbio che io abbo preso nella sentenzia tua et anco del primo dubbio, ch’io avea da me, cioè che ’l mondo sia gravido e coverto di malizia. E questa è falsa opinione et è delli Astrologi che ogni cosa recano a le stelle; o enne cagione