Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
372 | p u r g a t o r i o xvi. | [v. 46-63] |
Dante, e fui chiamato Marco; ecco che manifesta lo suo nome. Questo Marco fu veneziano, chiamato Marco Daca, e fu omo molto saputo et ebbe molto le virtù politiche e fu cortesissimo, donando nobili poveri omini cioè, che lui1 guadagnava, e guadagnava molto però ch’era omo di corte, e per la virtù sua era molto amato e donatoli molto dai signori; e come elli dava a chi avea bisogno, così prestava a chi lo richiedeva. Unde venendo a morte et avendo molto a ricevere, fece testamento, e fra li altri iudizi fece questo; cioè che chiunqua avesse del suo, tenesse e nessuno fusse tenuto a rendere, dicendo: Chi à si tenga; e però dice l’autore ch’elli li disse: Del mondo seppi: imperò che fu ben pratico omo del mondo, e quel valore usai; cioè le virtù politice2, e la cortesia massimamente, Dal qual; cioè valore de le virtù e de la cortesia, à or ciascun disteso l’arco; cioè niuno vi dà più entro in quel segno de le virtù politiche e de la cortesia; cioè ciascuno n’à levato lo desiderio e la intenzione, niuno3 v’intende più al presente. Per montar su; cioè al quarto balso, dirittamente vai: imperò che questa è la via diritta; cioè la via de la penitenzia: imperò ch’ella ci mena in vita eterna, Così rispuose; cioè Marco a me Dante, et aggiunse: Io ti prego; cioè Marco adiunse al suo dire: Io ti prego Dante, Che per me preghi; cioè lo nostro signore Iddio, quando su serai; cioè quando serai inanti a lui in vita eterna.
C. XVI— v. 52-63. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come elli rispuose a Marco, promettendoli di fare quello che elli addimandava; e come li mosse uno dubbio, dicendo così: Et io a lui; cioè a Marco: Per fede mi ti lego; cioè per fede ti iuro, Di far ciò che mi chiedi; cioè di raccomandarti e pregare Iddio per te, come m’ài addimandato, ma io scoppio Dentro ad un dubbio; cioè io desidero d’avere dichiaragione fortemente d’uno dubbio, e creperei s’io non l’aprisse; e però dice: s’io non me ne spiego; cioè s’io non me ne dichiaro, cioè s’io non me ne apro e spaccio, che sono implicito in esso; et è qui colore retorico significatore per esuperatore4. Prima era sempio5; cioè simplice lo mio dubbio, et or è fatto doppio; lo dubbio mio, Ne la sentenzia tua; la quale tu dicesti di sopra; cioè Dal qual à or ciascun disteso l’arco, — che; cioè la qual sentenzia, mi fa certo; cioè quello che dici del mondo esser vero, Qui; cioè in
- ↑ C. M. ch’elli guadagnava, — Il nostro Codice à lui, che non contenterà i Grammatici; ma talora incontrasi nel domestico favellare. E.
- ↑ Politice, fognata l’h come non di rado si trova negli antichi. Dante stesso oltre a biece, fisice adoperò eziandio pelagi per bieche, fisiche, pelaghi. E.
- ↑ C. M. nimo
- ↑ C. M. retorico significazione per esuperazione.
- ↑ Sempio, scempio, simplo dissero i padri nostri dal simplus de’ Latini. E.