Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 37-45] | c o m m e n t o | 371 |
saria, dicendo: Se l’omo lassa lo peccato, non vasta? A che si dè rispondere che non: imperò che l’anima non può tornare al suo Fattore, se non tale quale elli l’à fatta; et Iddio produce tutte l’anime, c crea pure e nette senza macula. Cade l’anima coniunta col corpo nel peccato, e bruttasene1, e lo corpo ne la bruttura del peccato, come lo cavalcatore quando cade elli e ’l cavallo nel loto, che n’esce lotoso, e renoso2; et a volere essere come di prima, conviene lavarsi nell’acqua a ciò che tornino mondi come di prima, altramente si rimarrebbeno brutti come prima, come la cosa bianca, poichè è bruttata nel fango; e però conviene che si lavi co la virtù de la penitenzia l’anima, poi che è bruttata nel peccato, inansi che ritorni pura: e però ben dice l’autore: O creatura, che ti mondi ec. Meravillia udirai; tu, anima, se mi segondi; cioè se tu mi seguiti. Io ti seguiterò; ecco che risponde quell’anima a Dante, dicendo: Io ti seguiterò quanto mi lece; cioè quanto m’è licito, Rispuose; cioè la ditta anima, e se veder fummo non lascia; cioè noi insieme, L’udir ci terrà giunti in quella vece: cioè in scambio del vedere serà l’udire: imperò che per lo fummo non si poteano vedere.
C. XVI — v. 37-45. In questi tre ternari lo nostro autore finge come elli rispuose a la sopra ditta anima; e come li dimandò del montamento all’altro girone, dicendo così: Allor; cioè allora. io cominciai; cioè io Dante a parlare a la ditta anima in questa forma che seguita: Con quella fascia; cioè col corpo che circunda l’anima, però la chiama fascia, Che la morte dissolve; cioè disfà: la morte disfà la coniunzione dell’anima col corpo, men vo suso; cioè a vedere la gloria de’ beati, E venni qui; cioè nel purgatorio, per l’infernale ambascia; cioè passando per la fatica et angoscia infernale. E se Dio m’à in sua grazia richiuso; dice Dante a la ditta anima; cioè se Dio m’à messo ne la sua grazia, Tanto, che vuol ch’io veggia la sua corte; cioè vita eterna, Per modo tutto fuor del moderno uso: imperò che per questo modo non è usato niuno a vederla al presente: imperò che al suo tempo non era nessuno, che per poesi trattasse di questa materia; sicchè ben dice che ’l modo è fuor dell’uso moderno, Non mi celar chi fosti; cioè tu nel mondo, anzi la morte; cioè mentre che vivesti nel mondo, Ma dilmi; quello ch’io t’ò dimandato, e dimmi s’io vo ben al varco: cioè a lo luogo da montare, E tuoe parole fien le nostre scorte: imperò che anderemo segondo che tu dirai.
C. XVI — v. 46-51. In questi due ternari lo nostro autore finge come quell’anima, a la quale avea parlato, si li nomina et insegnali la montata, dicendo: Lombardo fui; dice lo spirito addimandato a