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28 | purgatorio i. | [v. 112-129] |
stra come Virgilio lo guida, demostrando la via; appresso descrive lo tempo, e poi dimostra Io cammino. Dice: El; cioè Virgilio, cominciò; a parlare a me Dante: Filliuol, segui i miei passi: tanto va bene la sensualità, quanto ella seguita la ragione, Volgianci indietro; questo dice, perchè inanti era la montata, che di qua; cioè di rieto, dichina Questa pianura ai suoi termini bassi; cioè a la marina. E per questo dimostra che tanto stette Dante in stato eguale, quanto tardò a conducersi in libertà da ogni impaccio; e così sta ogni uno che a la penitenzia vuole montare, poi si volge a rieto quando, considerata l’altezza de la penitenzia, si volge a pilliare lo grado dell’umilità che li è bisogno. L’alba; cioè la bianchezza che appare nell’oriente, quando incomincia a venire lo di’, vinceva l’ora mattutina; cioè l’ora del mattino, ch’è l’ultima parte de la notte, Che fuggia inanzi; cioè a l’alba, sì che di lontano; cioè da lunga, Cognobbi il tremolar della marina; cioè dell’acqua marina che continuamente è in movimento. Noi andavam; cioè Virgilio et io Dante, per lo solingo piano; cioè solitario; e per questo si dè intendere che nullo o pochi sono quelli che descendeno a pilliare lo grado dell’umilità, che si richiede a chi vuole montare a l’altezza de la penitenzia, Com’uom che torna a la perduta strada; cioè dolenti, come va l’omo che torna a la strada perduta a rieto: e così andavano Virgilio e Dante; cioè la volontà e la ragione, che doveano avere preso lo grado dell’umilità, innanti che sallisseno a la penitenzia; e perchè nol presono, tornonno a rieto ammoniti da Catone per pilliarlo; e questo è ammonimento a ciascuno che vuole sallire a la penitenzia, che innanti che vi sallia si cinga d’umilità, Che infine ad essa li par ire invano; cioè infìn che ritorna a la strada perduta li pare perdere lo tempo; ma non lo perde in tanto, che sensa tornare ad essa non può avere lo fine desiderato.
C. I — v. 121-129. In questi tre ternari lo nostro autore finge che Virgilio facesse lo secondo consillio che Catone li diede, del quale fu detto di sopra, dicendo: Quando noi; cioè Virgilio et io Dante, fummo dove la rugiada: questo è umore de la terra che il caldo del sole tira e leva in alto, lo quale poi la notte ricade giuso, cessato lo sole, che nollo tira più a sè, Pugna col Sol; questo dice, in quanto non si lassa liverare 1, o vero risolvere, che per esser in parte; ecco che assegna la cagione, perchè, dicendo, che; cioè la quale rugiada, per esser in parte Dove dorezza; cioè u’è ombra sì, che il sole nolla vede: quello che noi diciamo rezzo, altri dicono dorezza, poco si dirada; ecco in che modo si disfà la rugiada; cioè che si dirada come l’umore tirato insù dal sole: per lo freddo della luna si spissa 2 e