52Et io a lui: Per fede mi ti lego
Di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
Dentro ad un dubbio, s’io non me ne spiego.
55Prima era sempio, et or è fatto doppio1
Ne la sentenzia tua, che mi fa certo
Qui et altrove quell’onde io l’accoppio.2
58Lo mondo è ben così tutto diserto
D’ogni virtute, come tu mi sone,
E di malizia gravido e coverto;
61Ma prego che m’additi la cagione,
Sì ch’io la veggia e ch’io la mostri altrui:
Chè nel Ciel è uno, et un quaggiù la pone.
64Alto sospir, che duolo strinse in hui,
Misse fuor prima, e poi cominciò: Frate,
Lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui.
67Voi che vivete, ogni cagion recate
Pur suso al Cielo, sì come se tutto
Movesse seco di necessitate.
70Se così fusse, in voi fora destrutto
Libero arbitrio, e non fora giustizia
Per ben letizia, e per male aver lutto.
73Lo Ciel i vostri movimenti inizia,
Non dico tutti; ma, posto ch’io ’l dica,
Lume v’è dato a bene et a malizia,
76E libero voler, che s’affatica
Ne le prime battallie, col Ciel dura,
Poi vince tutto se ben si notrica.
79A maggior forza et a millior natura
Liberi soggiacete, e quella cria3
La mente in voi, che ’l Ciel non à in sua cura.
- ↑ v. 55. C. A, scempio,
- ↑ v. 57. C. A. quel dov’io
- ↑ v. 80. C. M. subiacete,