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   360 p u r g a t o r i o   xv. [v. 139-145]

spacciatamente; e molti sono pigri e lenti che non si sanno mettere a le fatiche, e quando vi si mettono, o sono fatti mettervisi, adoperano lentamente, et intanto è differenzia tra pigro e lento: può essere l’omo lento e non pigro, e pigro e non lento; ma chi è l’uno e l’altro è peggio; e così dice Virgilio a l’autore, ch’elli era pigro e lento, Ad usar lor vigilia; cioè loro opera; ma parla per similitudine di quelli che guardano di notte, che convegnono vegghiare a vicenda; e però dice: quando riede; cioè quando ritorna la loro guardia: uno esercizio non è dato a tutti, chi à una grazia e chi un’altra; e però ciascuno dè esser sollicito in quello che tocca a lui, come la guardia dè guardare sollicitamente, quando li tocca la sua gita.

C. XV — v. 139-145. In questi due ternari et uno versetto lo nostro autore finge come seguitteno loro viaggio su per lo girone terso; e come vi trovonno una grande nebbia, dicendo così: Noi: cioè Virgilio et io Dante, andavamo1 in ver lo vespro attenti; cioè in verso la parte occidentale: dice attenti, per vedere se trovasseno alcuna gente, Oltre quanto potean li occhi; cioè nostri, allungarsi: cioè quanto potevamo guardare alla lunga, Contra i raggi serotini; cioè contra li raggi del Sole che si calava in ver la sera, come ditto fu di sopra, e lucenti; cioè e risplendenti, che impedivano più la vista. Et ecco a poco a poco un fummo farsi Verso di noi; cioè in verso Virgilio e me, come la notte scuro; cioè questa nebbia era nerissima, come fummo, o come la notte. Nè da quell’era loco da cansarsi: però che occupava tutto ’l balso, sicchè nollo potevamo cessare. Ecco la pena, che l’autore finge che sia nel terso balso, per purgare lo peccato dell’ira; cioè una nebbia oscura che non lassava vedere l’anime che v’erano, e questa nebbia oscura tollieva la chiarità dell’aire; e così privava li occhi de la vista: imperò che l’occhio non può vedere, se non per mezzo de la luce; e però dice l’autore: Questo; cioè fummo, ne tolse; cioè a me Dante tolse, li occhi; che sono lo strumento visuale, e l’aire puro; che è lo mezzo, per lo quale si vede. E finge l’autore che questo fummo non sia per tutto lo girone; ma l’anime che si purgano non esceno d’esso; ma vanno qua e là come lo volere le porta, sicchè non escano de la nebbia. E questa è conveniente pena a purgare lo peccato dell’ira: imperò che la penitenzia, che purga l’anima, dè essere sì fatta che faccia ricognoscere a l’anima lo peccato suo e l’errore suo, a ciò ch’ella si dollia del vizio seguitato, e diventi desiderosa de la virtù abbandonata, come noi veggiamo: l’ira è turbazione de la mente, et accieca la ragione e lo intelletto, tolliendo la grazia di Dio, e per tanto si

  1. Il Codice Gradonico porge questa lezione: Noi andavam per l’emisperio attenti, e commenta così: Andavamo per quella vista, la quale sè estende solamente a potere in mezza spera. E.