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niente desidera più. Sì che quantunque carità1 s’accende; cioè in quantunqua cresce la carità, tanto cresce la gloria; e però dice: Cresce sopra essa; cioè carità, l’eterno valore; cioè l’eterna bontà di Dio, e più dà di gloria, E quanto gente più lassù; cioè in vita eterna, s’attende; cioè si vede, Più vi dà bene amore; cioè più cresce l’amore, e cosi ’l bene, e più vi s’ama; che prima, E come specchio l’uno all’altro rende; qui fa la similitudine che, come se più specchi si ponesseno a la spera del Sole, sicchè la spera percotesse in ciascuno e stesseno in sì fatto sito, che lo raggio dell’uno riferisse nell’altro, moltiplicherebbe lo splendore; così lo Sole Divino, percotendo nell’anime beate, le fa rilucere e la luce dell’una ripercuote l’altra, et e converso: imperò che l’una gode del bene dell’altra, per la perfetta carità; e così cresce lo contentamento et allegrezza in ciascuna, quanto più ve ne vanno, e però più cresce lo bene di ciascuna. E per questo seguita che tutte abbiano2 infinito bene, in quanto tutta via cresce; et Iddio, che è infinito bene, tutta via a loro si comunica e dona; ma questo crescere s’intende accidentalmente, che essenzialmente ciascuna è beata, secondo lo suo grado perfettamente. E se la mia ragion; dice Virgilio a Dante, non ti disfama; cioè non ti sazia e non sodisfa, Vedrai Beatrice; cioè la Santa Teologia, o vero la grazia di Dio beatificante, et ella pienamente Ti torrà questa e ciascun’altra brama; cioè ciascuno altro desiderio. Procaccia tosto pur che siano spente; tu, Dante, in te, Come son già le du’; cioè li du P, cioè li du’ peccati mortali scritti ne la tua fronte; cioè superbia et invidia, le cinque piaghe; cioè li rimanenti cinque peccati, Che si richiudon per esser dolente; cioè le piaghe del peccato si richiudeno per la contrizione. Li peccati sono piaghe dell’anime, e la loro medicina a sanare sì fatte piaghe è la contrizione e ’l dolore; e così àe soluto lo dubbio Virgilio a Dante, mosso da lui, sopra l’esclamazione fatta de messere Guido del Duca ditta3 di sopra.

C. XV — v. 82-93. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come pervenne in sul terso girone, e come li apparve una visione ne la fantasia, dicendo così: Com’io; cioè Dante, volea4 dicer: Tu m’appaghe; a Virgilio, Viddimi giunto in sull’altro girone; cioè in sul terso, dove si purga lo peccato dell’ira, Sì che tacer mi fer le luci vaghe, cioè le luci dei miei occhi vaghe di vedere, e tolsemi lo

  1. Torquato Tasso nel suo discorso Della Gelosia, riportando i versi 61-78 ne dà queste varianti — Sì che quantunque carità si stende, Cresce sovra essa l’eterno valore. E quanta gente più lassù s’intende, Più v’è da bene amare, e più vi s’ama: — E.
  2. C. M. che tutti abbiamo
  3. C. M. ditto
  4. C. M. volea dicer: a Virgilio: Tu m’appaghe; cioè tu mi contenti con la lua soluzione, viddimi