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c a n t o    xv. 343

46Perch’ elli a me: Di sua maggior magagna
     Cognosce ’l danno; e però non s’ ammiri
     Se ne riprende, perchè men sen piagna.1
49Perchè s’ appuntano i vostri disiri,2 3
     Dove per compagnia parte si scema.
     Invidia move ’l mantaco ai sospiri.4
52Ma se l’ amor de la spera suprema
     Torcesse in suso il desiderio vostro,
     Non vi sarebbe al petto quella tema:
55Chè, per quanto si dice più lì nostro,
     Tanto possede più di ben ciascuno,
     E più di carità arde in quel chiostro.
58Io’ son d’esser contento più digiuno,
     Diss’ io, che s’ io mi fusse pria taciuto.
     E più di dubbio ne la mente aduno.
61Com’ esser puote che un ben distributo
     In più posseditor, faccia più ricchi5
     Di sè, che se da poghi è posseduto?6
64Et elli a me: Però che tu rificchi7
     La mente pure a le cose terrene,
     Da vera luce tenebre dispicchi.

  1. v. 48. C. A. Se vi riprende, perchè non sen
  2. v. 49. C. A. i nostri
  3. vv. 49-75. Nella Protologia si ragiona come qui il Poeta adombra l’unità della metessi finale ed attuata, nella quale gl’ individui consoneranno col tutto cosmico di guisa, che la felicità di ciascuno formerà la beatitudine di tutti: perocchè la metessi finale armonizza e reciproca l’ individuo e il tutto perfettamente, sì che ogni individuo è ciascheduno degli altri, senza lasciare d’ essere sè medesimo. Distinto l’attuale stato mimetico della futura metessi, mostrasi come in codesta non sarà nissuna invidia, perchè ogni bene proprio sarà eziandio comune. E.
  4. v. 51. Mantaco, mantico, mantace, mantice, truovasi presso i nostri Classici. E.
  5. v. 62. C. A. I più
  6. v. 63. C. A. Diss’ io, che
  7. vv. 64-66. Secondo lo stesso Gioberti viene qui indicata la fallacia del sensismo della scienza mimetica, la quale non può capire la metessi, perchè la fallacia del sensismo della scienza mimetica, la quale non può capire la metessi, perchè fermasi alle apparenze. E.