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19A quel che scende, e in tanto si diparte1
   Dal cader de la pietra in egual tratta,
   Sì come mostra esperienzia et arte;
22Così mi parve da luce rifratta
   Ivi dinanzi a me esser percosso;2
   Per che a fuggir la vista mia fu ratta.
25Che è quel, dolce Padre, a che non posso
   Schermir lo viso, tanto che mi vallia,
   Diss’io, e parve ver noi esser mosso?
28Non ti meravilliar s’ancor t’abballia
   La famillia del Cielo, a me rispuose:
   Messo è che viene ad invitar ch’om sallia.
31Tosto serà che a veder queste cose
   Non ti fia grave; ma fieti diletto,3
   Quanto natura a veder ti dispuose.4
34Poi giunti fummo; e l’Angel benedetto5
   Con lieta voce disse: Entrate quinci
   Ad un scaleo via men che li altri eretto.6
37Noi montavamo già, partito linci,7
   E Beati misericordes sì ci fue8
   Cantato dietro, e: Godi tu che vinci.
40Lo mio Maestro et io, soli ambedue,9
   Suso andavam; et io pensai, andando,10
   Prode acquistar ne le parole sue;
43E dirizza’mi a lui sì dimandando:
   Che volse dir lo spirto di Romagna,
   E divieto e consorte mensonando?11

  1. v. 19. C. A. e cotante si parte
  2. v. 23. C. A. Un dinanzi da me
  3. v. 32. C. A. Non ti fia noia;
  4. v. 33. a sentir ti dispuose.
  5. v. 34. C. M. C. A. fummo a l’Angel
  6. v. 36. C. A. Ad un scaleo non men
  7. v. 37. C. A. Noi eravam già partiti di linci,
  8. v. 38. C. A. misericordes fue
  9. v. 40. C. A. ed io solo, ambidue
  10. v. 41. C. A. io pensava,
  11. v. 45. C. A. menzionando?