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c o m m e n t o |
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d’ogni parte queta; cioè riposata da ogni parte, che prima fu mossa con tanto suono e romore. E questo promisse di sopra nel precedente canto, quando disse: Lo fren vuol esser del contrario sono: Credo che l’udirai per lo mio avviso, Anzi che vegni al passo del perdono. E però è qui notabile che lo conforto a la virtù dè esser fatto con dolcezza, come finse di sopra le voci incitative a carità, nel secondo luogo ditte con dolcezza e suavità; ma le voci de la correzione del vizio debeno essere aspre e con romore, acciò che spaventino; e così àe finto di sopra quelle due voci venute con sì grande fracasso e romore, acciò che spaurisseno li peccatori dal peccato de la invidia; e questo modo tiene la Santa Scrittura, e però disse David: Domine, ne in furore tuo arguas me, neque in ira tua corripias me; sicchè ora dice che già l’aire era riposata, quando Virgilio incominciò a parlare, e però dice: Et el; cioè Virgilio, mi disse; cioè a me Dante: Quel fu ’l duro camo; cioè capestro; l’autore usa, per fare le suoe rime, diversi vocabuli: camus in Grammatica1 è lo capestro; unde lo Salmista: In camo, et frœno maxillas eorum constringe, qui non approximant ad te. E se altri dubitasse di quale intende l’autore, dèsi rispondere dell’una e dell’altra voce: imperò che l’una denunzia morte, e l’altra denunzia ostinazione di mente che tanto vale: la voce di Caino significò morte, in quanto dimandò a Dio: Anciderammi qualunqua mi prende: imperò che già a lui pareva meritare morte per quello che aveva fatto per la invidia; et Aglauro disse che era per la invidia divenuta sasso; le quali cose debeno l’omo contenere da sì fatto peccato; e però dice: Che dovrea2 l’om tener dentro a sua meta; cioè dentro a’ termini de la ragione, che t’insegna che dèi amare lo prossimo come te medesimo: meta tanto è a dire, quanto termino. Ma voi; cioè omini, prendete l’esca; parla l’autore, secondo figura, dimostrando che li omini sono ingannati dal dimonio, come lo pescio3 dal pescatore: lo pescatore pone l’esca nell’amo, e così inganna lo pescio, sicchè ’l pillia; e così fa lo dimonio all’omo: l’amo con che lo dimonio pillia l’omo si è lo peccato; l’esca sono li beni apparenti mondani e non esistenti, coi quali ci tira ad ogni male, quando postoceli innanzi, noi l’accettiamo. sì che l’amo; cioè lo peccato, del quale lo dimonio fu ingannatore, Dell’antico avversaro; cioè del Lucifero e dei suoi seguaci, che ab antiquo, come l’omo fu creato,
- ↑ Grammatica qui dinota latino o lingua latina. E.
- ↑ Dovrea; voce del futuro imperfetto condizionale, oggi non più consentita; ma cavata dal latino deberem, deberes ec. E.
- ↑ Pescio. Quando non erano ancora bene stabilite le regole del parlare, per dare a’ nomi una certa uniformità, molti si fecero cadere in o, come pescio, pianeto, mantaco ec. E.