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p u r g a t o r i o xiv. |
[v. 103-114] |
d’Asso da Faensa, li quali funno valorosissimi gentili omini, Federigo Tignoso e sua brigata; lo quale fu da Rimino, omo di grande affare co la sua brigata, La casa Traversata, e li Anastagi; questi funno casati di Ravenna virtuosi e grandi gentili omini (E l’una e l’altra gente diredata; cioè che de’ Traversati e de li Anastagi non n’è rimaso erede che seguiti la virtù loro, sicchè bene sono disereditati)1 Le donne e i cavalier; cioè io Guido rimembro le donne e i cavallieri di Romagna valorosi, dei quali fare menzione serebbe troppo lungo; quando mi ricordo di questo io piango, li affanni e li agi; cioè quando mi ricordo de le fatiche e dei riposi, Che ne involliava; cioè che li faceva venire in volontà, amor e cortesia; cioè per amore de la virtù sostenevano volontieri fatica, e per fare cortesia volevano e prendevano volentieri agio, sicchè elli erano volontarosi a le fatiche per amore de la virtù, e volontarosi alli agi per usare cortesia inverso coloro a cui si convenia; o volliamo intendere li affanni che volevano in sè per amore de la virtù, e li agi che volevano dare ad altrui per cortesia di gentilezza; e quando mi ricordo di questo, non posso fare ch’io non pianga vedendo quello che ora si fa, e però dice: Là ove; cioè in quil luogo, nel quale ora, i cuor; che soleano essere pieni d’amore e di cortesia, son fatti sì malvagi; cioè sì pieni di malizia, e niuna virtù è più in Romagna. O Brettinoro; questo è uno castello di Romagna tra Forlì e Cesena, del quale fu lo detto messere Guido, che non fuggi via; cioè tu, terra, perchè non ti disfai, Poichè gita se n’è la tua famillia; cioè quelli che veramente funno nati di te, e non funno avveniticci d’altronde: questa fu la famillia di messere Guido del Duca, la quale per quil che dice lo testo, pare che si partisse quinde et andasse ad abitare altro: questa famillia era sì disposta a fare onore e cortesia a chi meritava che vi capitasse, che per non venire in questione che ciascuno volea fare l’onore, aveano fatto fare una colonna in su la piassa con tanti anelli intorno, quanti erano quelli de la casa, segnati ciascuno al suo padrone; e però come lo forestieri da bene venia in su la piazza, vedendo questa colonna con tanti anelli andava colà e scendea da cavallo, e legava ad uno di questi anelli: subitamente lo gentile omo de la casa del Duca cognosceva che era legato al suo anello, facea pilliare lo cavallo al fante, et elli pilliava lo gentile omo per mano et a casa menandolo, l’onorava quanto sapea e potea, e così cessava la discordia tra loro che ciascuno arebbe volsuto esser elli quelli che facesse l’onore, E molta gente, per non esser ria; anco se n’è partita, per non diventare ria con coloro che vi sono rimasi, fatti possa rii e stralignati dalla gentilezza dei loro maggiori?
- ↑ C. M. sono diseredati)