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24 | purgatorio i. | [v. 85-99] |
cioè ti reputi degno, cioè se tu vuoi essere ricordato laggiù, cioè nel primo cerchio de lo inferno, quasi dica: Tu se’ tanto virtuoso et eccellente, che tu non meriti d’essere nominato in sì fatto luogo.
C. I — v. 85-99. In questi cinque ternari lo nostro autore puone la risposta che 1 finge che facesse Catone a la dimanda di Virgilio, dicendo: Marzia piacque tanto alli occhi miei; dice Catone a Virgilio, Mentre ch’io fui di là; cioè nel mondo, disse elli allora; cioè Catone, Che quante grazie volse da me; Marzia, fei; io Catone. Or che di là dal mal fiume dimora; cioè imperò che Marzia sta di là dal mal fiume al ponente 2. Questo mal fiume, intende l’autore lo fiume de la colpa, che discende da la statua che descritta fu di sopra ne la cantica prima, canto xiv; lo quale fiume, secondo la lettera era ora in mezzo tra Marzia e Catone, quanto al sito in che fìnge l’autore esser Marzia e Catone; cioè Marzia ne l’emisperio nostro, e Catone nell’altro; l’una nel limbo, e l’altro ne la piaggia inanti a la montata al purgatorio; ma allegoricamente dobbiamo intendere qui una bella fizione, la quale fece l’autore in questa intrata de la seconda cantica; cioè che Catone significa la libertà dell’animo, e Marzia significa fortezza, ovvero forte resistenzia: imperò che si dice da Marte, che è detto dio di battallia, e questo non è altro che quella virtù che si chiama fortezza, dunqua forte resistenzia è bene derivata da lui, et è naturalmente mollie di Catone: imperò che sempre all’omo di libero animo conviene esser coniunta la forte resistenzia, mentre che si sta in questa vita e deve l’omo libero e virtuoso esser, et averne piacimento. Ma poichè l’omo è partito di questa vita, non n’à bisogno più, e però non ne dè essere più vago, nè più muoversi per lei: però che è fuor de le tentazioni de li peccati, e de le negligenzie, e però ben seguita: Più muover non mi può; cioè me Catone, questa Marzia, per quella legge; cioè per la legge divina, Che fatta fu; cioè per la legge coniugale che fu compiuta; e questa viene a dir fatta, o volliamo intendere di nuova legge che fu fatta; cioè fu fermata, et io fui fatto sotto quella legge e fermato, quando me n’usci’ fuora; cioè quando uscitti fuora de la vita mondana, fu fatta una legge singulare che l’anima mia non fusse più obligata a le virtù cardinali, per resistere con esse alla sensualità: imperò che da quella 3 è libera; e benchè questa legge sia universale a tutti, niente di meno a ciascuno è sua legge, secondo che uno è infestato più da una tentazione che da un’altra; e contra quella li fa bisogno più una virtù che un’altra, la quale di po’ la vita nolli 4 è biso-