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c o m m e n t o |
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di tal valle, Ben è; cioè iusta cosa è, che ’l nome di tal valle pera;
cioè d’Arno vegna meno; et assegna la cagione perchè; cioè lo vizio
che rende la cosa indegna, come la virtù rende degna. Chè dal principio suo; cioè di Falterona di Casentino, unde si comincia l’Arno:
però che di quil monte esce, ov’è sì pregno; cioè sì alto e grosso, o
vero fecundo et abbondevile, L’alpestro monte; cioè Falterona che è
del monte Appennino, tenente de la natura dell’alpe, essendo alto e
grosso et aspro e malagevile per li grandi sassi che vi sono; e però
dice alpestro; ciò è simile a l’alpe, ond’è; cioè del quale Appennino,
tronco Peloro; cioè lo monte di Sicilia, la quale secondo che si dice
dalli autori et è stato ditto di sopra, fu terra ferma, e Peloro era
del monte Appennino e fu diviso dal mare, sommergendo la terra
che era in mezzo, Che in poghi luoghi passa oltra a quel segno; cioè
che in poghi luoghi è più alto e grosso 1 Appennino, che quive, Infin là u’si rende per ristoro Di quel che il Ciel de la marina asciuga;
cioè in fine a che entra in mare ch’ è a la marina di Pisa, dove entra
nel mare di Toscana e dov’è la foce del detto fiume Arno. Et usa
qui l’autore Fisica 2: imperò che li Naturali diceno che ’l cielo attrae
a sè l’acqua marina coi suo’ vapori, e tirata su in aire l’acqua
come fa la spungia la sparge per l’aire, e compresse e costrette le
nuvole dai vapori 3 contro e da’ venti si stringeno insieme, et inde
esce l’acqua e piove, come quando si preme la spungia, e questa
acqua piovuta corre nei fiumi, e li fiumi la portano poi in mare,
unde ella è venuta da primo 4; e però dice: Infin là u’ si rende; cioè
lo ditto fiume Arno; cioè al mare di Pisa, per ristoro; cioè per ristorarlo, Di quel che il Ciel; tirando a sè, asciuga de la marina;
cioè succhia tirando a sè; cioè de l’acqua marina, Unde; cioè dal
quale asciugamento che fa lo cielo de l’acqua marina, ciò dal 5
quale succhiamento, ànno i fiumi; cioè tutti, non pur l’Arno, ciò che va con loro; cioè l’acqua piovana che entra in loro e ritornasi
con loro al mare, Virtù così per nimica si fuga; cioè si scaccia
per tutto lo detto terreno, unde va lo detto fiume Arno, come
nimica, Da tutti; cioè suoi abitatori, come biscia; come le serpi
velenose, le quali la natura aborre e teme; e così li abitatori
de la valle d’Arno fugeno 6 la virtù; e qui finisce la similitu-
- ↑ C. M. grosso, o vero più fecondo e più abbondevile Appennino,
- ↑ C. M. l’autore filosofica sentenzia: imperò
- ↑ C. M. dai contrari vapori e dai venti
- ↑ All’opinione dell’Allighieri si accorda pur quella del Mengotti, il quale nella sua Idraulica dice che tutti i fiumi provengono dalle acque cadenti dal cielo, e queste dalle perpetue, immense, infinite evaporazioni, le quali dalla
superficie di tutti i mari e di tutte le terre sollevansi nell’ atmosfera, e quindi si rappigliano in piogge ed in nevi. E.
- ↑ Dal codice Magliab. si è tolto da - de l’acqua - fino a - ciò dal. E.
- ↑ Fugeno; da fugere. E.