124Ma va via, Tosco, omai, che mi diletta
Troppo di pianger più che di parlare:
Sì m’à vostra ragion la mente stretta.12
127Noi sapevam che quelle anime care
Ci sentivan andar; però tacendo
Facevan noi del cammin confidare.
130Poi fummo fatti soli procedendo,
Folgore parve, quando l’aire fende,
Voce, che giunse di contra, dicendo:3
133Anciderammi qualunqua mi prende;
E fuggìo come tuon che si dilegua,
Se subito la nuvola scoscende.
136Come da lui l’udir nostro ebbe tregua:4
Et ecco l’altra con sì gran fracasso.
Che similliò tonar che tosto segua:
139Io sono Aglauro che divenni sasso;
Et allor, per ristringermi al Poeta,
Indietro feci e non innanti ’l passo.
142Già era l’aire d’ogni parte queta;
Et el mi disse: Quel fu ’l duro camo,5
Che dovrea l’om tener dentro a sua meta.
145Ma voi prendete l’esca, sì che l’amo
Dell’antico avversaro a sè vi tira;
E però poco val freno o richiamo.
148Chiamavi il Cielo, e intorno vi si gira,
Mostrandovi le sue bellezze eterne,
E l’occhio vostro pur a terra mira;
151Onde vi batte Chi tutto discerne.
- ↑ v. 126. C. M. nostra ragion
- ↑ v. 126. C. A. Si m’à nostra ragion mia mente
- ↑ v. 132. C. A. incontro a noi,
- ↑ v. 136. C. A. da lei
- ↑ v. 143. C. A. fu duro