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97Quel buon Licio, et Arrigo Mainardi,1
     Pier Traversaro, e Guido di Carpigna.2
     O Romagnuoli tornati in bastardi!
100Quando in Bologna un fabbro si ralligna?
     Quando in Faenza un Bernardin di Fosco,3
     Vegna gentil di picciola gramigna?4
103Non ti meravilliar, se io piango, Tosco,
     Quand’io rimembro con Guido di Prata5
     Ugolin d’Azzo che vivette nosco;
106Federico Tignoso e sua brigata,
     La casa Traversata, e li Anastagi6
     (E l’una e l’altra gente diredata)7
109Le donne e i cavalier, li affanni e li agi,
     Che ne involliava amor e cortesia
     Là, ove i cuor son fatti sì malvagi.
112O Brettinoro, che non fuggi via,
     Poichè gita se n’è la tua famillia,
     E molta gente, per non esser ria?
115Ben fa Bagnacaval che non rifillia;
     E mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
     Che di filliar tai conti più s’impillia.
118Ben farann’ i Pagan, dacchè ’l dimonio
     Lor sen girà; ma non però che puro
     Già mai rimagna d’essi testimonio.
121O Ugolin de’ Fantolin, securo
     È ’l nome tuo, da che più non s’aspetta
     Chi far lo possa, tralignando, oscuro.

  1. v. 97. C. A. Ove è il buon Lizio, ed Arrigo Monardi,
  2. v. 98. C. M. da Carpigna.
  3. v. 101. C. M. in Fiorenza
  4. v. 102. C. A. Verga gentil
  5. v. 104. C. M. da Prata
  6. v. 107. C.A. Traversara,
  7. v. 108. C. M. diretata — C. A. (E l’una gente e l’altra è diretata)