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c o m m e n t o |
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possa iustamente essere uscito de lo inferno: imperò che l’anima non
è obligata a lo inferno, se non dopo la morte, e Minos; cioè lo iudice de lo inferno, del quale fu detto ne la prima cantica nel canto quinto, me; cioè Virgilio, non lega; cioè non sono sotto la sua guardia: imperò che io sono di quelli del limbo, come fu detto di sopra ne la prima cantica, nel canto quarto, dove si trattò del castello.
E questo è secondo la lettera; ma allegoricamente s’intende di
Dante ch’elli non era secondo la sua sensualità sì ostinato nel
peccato, ch’elli fusse prescito da Dio esser dannato: anco più tosto si potea dire predestinato a beatitudine, perch’elli era ne la grazia di Dio che si potea comprendere: imperò che avea trattato de la abominazione de’ vizi e de’ peccati, et ora de la penitenzia intendea de trattare; nè anco la ragione di Dante significata per Virgilio obligata a Minos, cioè a la coscienzia: imperò che non avea coscienzia d’aver fatto cosa, per ch’elli fusse prescito a lo inferno: imperò che Minos allegoricamente significa la coscienzia, come sposto fu nell’allegato canto di sopra. Ma son del cerchio; cioè primo, ove son li occhi casti Di Marzia tua; questa fu donna di Catone castissima, come detto fu nel suddetto canto, e dice li occhi casti, perchè li occhi sono lo maggior segno che sia de la castità de le donne, quando stanno calati e verecundi; e dice: in vista; quasi dica: Tanta fu l’affezione sua d’esser tua quando vivea, ch’ella te ne pregò si affettuosamente, come scrive Lucano, che anco par che te ne preghi, che in vista ancor ti prega; cioè questa Marzia che fue tua donna, O santo padre; dice Virgilio a Catone, che per tua la tegni: come la tenesti in vita; cioè che tu l’ami come l’amasti in vita. E qui si dimostra che la ragione di Dante, per questo detto si sforza di compiacere a Catone e prendere sua binivolenzia 1, acciò che sia inchinevile a la dimanda che intende di fare; e però si può notare che in questo finga l’autore che Virgilio parli a questo modo, per dare ad intendere che la ragione pratica
non apprende de le cose dell’altra vita, se non come pratica in
questa de le cose mondane: imperò che Virgilio significa la ragione pratica et inferiore, com’è stato sposto ne la prima cantica. Per lo suo amore adunqua a noi ti piega; cioè per l’amore di Marzia ti piega a farci grazia. Lasciane andar; cioè noi, per li tuoi sette regni; cioè per li sette balzi del monte, u’elli 2 finge che siano sette distinti luoghi ordinati a purgare li sette peccati mortali, dell’ordine de’ quali si dirà di sotto quando tratterò d’essi. Grazie reporterò di te a lei; cioè io ringrazierò lei de la grazia che tu ci farai per suo amore, Se esser mentovato laggiù degni;
- ↑ C. M. benivolenzia, acciò che sia inchinevole
- ↑ C. M. dov’elli