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p u r g a t o r i o xiii. |
[v. 112-129] |
seme de la generazione; cioè de’ melanconici che nasceno de la
terra, dei flemmatici che nasceno da l’acqua, dei collerici che nasceno del 1 fuoco, e dei sanguinei che nasceno dall’aire; et incominciando debilmente a vegetare lo corpo, con quelli a pogo a pogo
cresce e sallie l’uno di’ po’ l’altro, infine che viene a l’età de la consistenzia. E questo è lo mezzo dall’arco, e poi che àe passato quella
età de la consistenzia. incomincia a descendere di di’ in di’, perdendo de la vigorosità l’uno di’ più che l’altro, infine a tanto che viene
a l’altra punta dell’arco, dove si risolve lo corpo per la morte e li
ditti quattro umori tornano ne le ditte quattro materie, e di quinde
fanno l’altro arco, salliendo infine che vegnano ne la vigorosità paterna e materna, e quinde scendeno poi a la genitura ch’è la prima
punta dell’arco vitale unde si ricomincia, e così questi due archi
fannobuno tondo. E per tanto lo nostro autore vuole dire che avea
passato, o vero che passava allora l’età de la consistenzia, che era
già passata li 35 anni. Eran li cittadin miei; cioè li Senesi, presso a Colle; cioè di Valdelsa, dove fu la battallia, In campo giunti; cioè
per combattere, coi loro avversari; cioè coi Fiorentini, Et io pregava; dice questo spirito, Iddio di quel che volle; cioè che i Senesi
perdesseno. Rotti for quivi; cioè li Senesi, e volti ne li amari Passi di fuga: quanto siano amari li passi de la fuga e pieni di quanta
angoscia chi li à provati lo sa, e vedendo la caccia; data loro dai
Fiorentini, Letizia presi; io Sapìa, a tutte altre dispari; cioè che fu
maggiore, che tutte l’altre ch’io avea avuto, Tanto, ch’io; Sapìa,
volsi in su; cioè in verso ’l cielo, l’ardita faccia; mia, Gridando a Dio: Omai più non ti temo; ecco le superbe parole che usò, et in
queste non stette la invidia; ma ne la letizia che prese del male dei
suoi cittadini, Come fa il merlo; questo è uno uccello che teme
molto lo freddo, e mal tempo, e quando è mal tempo sta appiattato;
e come ritorna lo bono tempo, esce fuora e par che faccia beffe di
tutti li altri, come si finge che dicesse ne la faula di lui composta;
cioè: Non ti temo, Domine, che uscito son del verno; e però dice: per poca bonaccia; ch’elli à del tempo buono, che poco dura lo verno.
Pace volsi con Dio; io Sapìa mi volsi riconciliare con Dio, in su l’estremo; cioè in su l’ultimo, De la mia vita; quando venni a morte, et ancor non serebbe Lo mio dover; cioè la mia offensa che io
avea fatto verso Iddio, per penitenzia scemo; cioè mancato: non è
tanto ch’io moritti, ch’io avesse ancora purgato la superbia, la quale io abbo passato, Se ciò non fusse, che a memoria m’ebbe Pier Pettinaro; questo fu omo di grande penitenzia fiorentino, devoto et
- ↑ C. M. nasceno de l’aire, e de’ sanguinei che nasceno del fuoco; et incominciando debilemente