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[v. 79-93] | c o m m e n t o | 311 |
O gente sigura di veder l’alto Lume; cioè Iddio, che è vero e supremo lume, Che il disio vostro solo à in sua cura; cioè che lo vostro desiderio solo cura di vedere: imperò che ogni omo desidera da vedere Iddio; unde Boezio lib. iii della Filosofica Consolazione: Est enim mentibus hominum veri boni naturaliter inserta cupiditas; e massimamente chi n’à certa speransa, come debeno avere quelli del purgatorio, Se tosto grazia risolva le schiume Di vostra coscienzia; come la schiuma significa la impurità dell’acqua, così la pone qui per la impurità de la coscienzia; cioè se tosto la grazia di Dio risolva e disfaccia la macchia del peccato rimasa ne la coscienzia: imperò che, benché l’anima sia tratta del peccato, pure rimane lorda 1 infin che non si lava et àe coscienzia de la sua fedità, sì che chiaro Per essa; cioè coscienzia; scenda de la mente il fiume: la mente umana è come una fonte unde nasce lo rivo de l’amore, lo quale, se pura e netta la trova quando passa per la coscienzia 2, e la coscienzia puro e chiaro, et essa rimane chiara e netta; se macchiata la trova, macchiato passa per la coscienzia, e la coscienzia rimane brutta e schiumosa. E questa schiuma significa la colpa del peccato che rimane ne la coscienzia, come lo invidioso che àe amato lo bene del prossimo a sè più ch’al prossimo; e per questo la 3 macchia, ch’ello dovrebbe amare al prossimo come a sè e non volerne spolliare lui per vestirne sè, o nessuno altro; e pertanto scende non netto lo fiume dell’amore per la coscienzia de la mente; ma quando questa schiuma del peccato è risoluta de la mente, allora scende da la mente e passa per essa puro. Poiché l’autore àe fitto 4 la sua osservazione, adiunge lo dimando dicendo: Ditemi (che mi fi’ grazioso e caro) S’anima è qui tra voi che sia latina: lo nostro autore era intrato a purgarsi del peccato de la invidia, se alcuna macchia n’avea; sì che già purgatone, grazioso li era e caro cognoscere li suoi latini esser degni d’esser posti in tale luogo; e perchè chi elli vi vuole inducere non è persona nota dalli autori, però finge ch’elli si nomini e ch’elli la induca a nominarsi. E forsi lei; cioè a sè, serà buon s’io l’apparo: imperò che io la farò nota nel mio libro e recherolla a la memoria ad altrui, sicchè forsi serà pregato Iddio per lei.
C. XIII — v. 94-102. In questi tre ternari lo nostro autore finge come a la dimanda sua fu risposto, e come fu corretta la sua dimanda dal rispondente, dicendo così: O frate mio; questo è nome di carità et amore; disse lo rispondente a Dante: ciascuna; anima, è cittadina D’una vera città; cioè di vita eterna; dice l’Apostolo: Non