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p u r g a t o r i o xiii. |
[v. 37-48] |
contra la carità del prossimo: imperò che lo invidioso è tristo del
bene del prossimo; e però Co la carità si purga che è esser lieto del
bene del prossimo, e pero chi vuole purgarsi de la invidia dè procacciare d’avere in sè carità. Lo fren vuol esser del contrario sono: a la purgazione del peccato si richiedeno due cose; cioè l’una che
raffreni lo scorrimento nel peccato e la incitazione che muova a la
virtù contraria; e però la incitazione è posta; cioè lo bene de la
carità, in quelle tre voci ditte di sopra, e lo freno seranno li mali che
sono seguiti de la invidia, e di questi dirà di sotto. Credo che l’ udirai; cioè le parole che raffrenano sì fatto peccato, per lo mio avviso:
dice Virgilio a Dante, Prima che vegni al passo del perdono; cioè
prima che vegni a la scala da montare all’altro balso, dove si cancella lo peccato de la invidia. Ma ficca il viso; cioè tu, Dante, dice
Virgilio, per l’ aire ben fiso; cioè ben fermo lo tuo vedere 1 per l’aire
E vedrai; tu, Dante, gente innanzi a noi sedersi; ecco lo modo del
purgamento de la invidia, che si purga sedendo, E ciaschedun lungo la grotta assiso; cioè fermo a sedere lungo ’l monte. Allora; cioè
quando Virgilio disse cusì, più che prima li occhi apersi; cioè io
Dante, Guarda’mi inanzi; cioè Virgilio m’avea ditto, e viddi ombre con manti; cioè con mantelli addosso, Al color de la pietra non diversi; cioè lividi come era lo monte. Et è qui da notare lo modo, che
l’autore finge che tegnano coloro che si purgano de la invidia: imperò che finge che stiano a sedere al lato a la grotta colli occhi chiusi,
cuciti col filo di ferro, con mantelli lividi come la petrina, col cilicio
in dosso, sotto ’l manto, appoggiati a la grotta e l’uno 2 la spalla all’altro, e che delli occhi scoppino lagrime continue e che gridino e
cantino le letanie. Queste sono nove condizione 3 che conviene
avere a chi si vuole purgare del peccato de la invidia; prima, che
- ↑ C. M. vedere mette per l’ aire
- ↑ C. M. l’ uno col capo in su la spalla
- ↑ C. M. condizioni, le quali secondo la lettera si convegnano a coloro che sono in purgatorio per pena della colpa commessa. Prima, che stiano a sedere perchè sono andati ad investigare la felicità del prossimo dolendosene, e la miseria rallegrandosene; appoggiati a la pietra livida, perchè sono stati duri e freddi di carità inverso il prossimo; col capo in su la spalla l’ uno a l’altro in ristoro di quello che non ànno volsuto fare nel mondo, che non ànno sostenuto lo prossimo, anche aiutatolo a cadere; con li occhi cuciti col filo di ferro, perchè sempre nel mondo ànno avvisato lo bene del prossimo con freddezza di carità, e ’l male con dureza d’animo non avendo compassione; ma essendone lieti; col cillicio a le carni, cioè con la puntura della coscienzia che arricordi la freddezza loro continuamente; con le lagrime per mostrare la contrizione del cuore; con l’ammanto livido per manifestare quello che ànno
tenuto occulto nel cuore, cioè l’ odio e la tristizia del bene del prossimo; cantano le letanie, per sconto del maladire di pregare male nel mondo a coloro i quali ànno invidiato. E queste viiii condizioni allegoricamente conviene avere chi si vuole purgare del peccato della invidia;