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   306 p u r g a t o r i o   xiii. [v. 37-48]

contra la carità del prossimo: imperò che lo invidioso è tristo del bene del prossimo; e però Co la carità si purga che è esser lieto del bene del prossimo, e pero chi vuole purgarsi de la invidia dè procacciare d’avere in sè carità. Lo fren vuol esser del contrario sono: a la purgazione del peccato si richiedeno due cose; cioè l’una che raffreni lo scorrimento nel peccato e la incitazione che muova a la virtù contraria; e però la incitazione è posta; cioè lo bene de la carità, in quelle tre voci ditte di sopra, e lo freno seranno li mali che sono seguiti de la invidia, e di questi dirà di sotto. Credo che l’ udirai; cioè le parole che raffrenano sì fatto peccato, per lo mio avviso: dice Virgilio a Dante, Prima che vegni al passo del perdono; cioè prima che vegni a la scala da montare all’altro balso, dove si cancella lo peccato de la invidia. Ma ficca il viso; cioè tu, Dante, dice Virgilio, per l’ aire ben fiso; cioè ben fermo lo tuo vedere 1 per l’aire E vedrai; tu, Dante, gente innanzi a noi sedersi; ecco lo modo del purgamento de la invidia, che si purga sedendo, E ciaschedun lungo la grotta assiso; cioè fermo a sedere lungo ’l monte. Allora; cioè quando Virgilio disse cusì, più che prima li occhi apersi; cioè io Dante, Guarda’mi inanzi; cioè Virgilio m’avea ditto, e viddi ombre con manti; cioè con mantelli addosso, Al color de la pietra non diversi; cioè lividi come era lo monte. Et è qui da notare lo modo, che l’autore finge che tegnano coloro che si purgano de la invidia: imperò che finge che stiano a sedere al lato a la grotta colli occhi chiusi, cuciti col filo di ferro, con mantelli lividi come la petrina, col cilicio in dosso, sotto ’l manto, appoggiati a la grotta e l’uno 2 la spalla all’altro, e che delli occhi scoppino lagrime continue e che gridino e cantino le letanie. Queste sono nove condizione 3 che conviene avere a chi si vuole purgare del peccato de la invidia; prima, che

  1. C. M. vedere mette per l’ aire
  2. C. M. l’ uno col capo in su la spalla
  3. C. M. condizioni, le quali secondo la lettera si convegnano a coloro che sono in purgatorio per pena della colpa commessa. Prima, che stiano a sedere perchè sono andati ad investigare la felicità del prossimo dolendosene, e la miseria rallegrandosene; appoggiati a la pietra livida, perchè sono stati duri e freddi di carità inverso il prossimo; col capo in su la spalla l’ uno a l’altro in ristoro di quello che non ànno volsuto fare nel mondo, che non ànno sostenuto lo prossimo, anche aiutatolo a cadere; con li occhi cuciti col filo di ferro, perchè sempre nel mondo ànno avvisato lo bene del prossimo con freddezza di carità, e ’l male con dureza d’animo non avendo compassione; ma essendone lieti; col cillicio a le carni, cioè con la puntura della coscienzia che arricordi la freddezza loro continuamente; con le lagrime per mostrare la contrizione del cuore; con l’ammanto livido per manifestare quello che ànno tenuto occulto nel cuore, cioè l’ odio e la tristizia del bene del prossimo; cantano le letanie, per sconto del maladire di pregare male nel mondo a coloro i quali ànno invidiato. E queste viiii condizioni allegoricamente conviene avere chi si vuole purgare del peccato della invidia;