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p u r g a t o r i o xiii. |
[v. 22-36] |
monte, Con pogo tempo: imperò che pogo avavamo 1 messo in andare quello millio, per la vollia pronta; cioè sollicita volontà. E verso noi; cioè me Dante e Virgilio, volar furon sentiti; ecco che
finge che spiriti volasseno per l’aire invisibili, li quali diceano tre
voci le quali erano incitamento a carità et amore, che è contra la
invidia; e questi spiriti possiamo imaginare, che l’autore fingesse
che fusseno angiuli, o vero spiriti che fosseno purgati di quel peccato, Non però visti; finge che fusseno invisibili quelli spiriti, per
continuare la fizione; cioè che ’l peccato de la invidia come si cagiona per lo vedere: imperò che lo invidioso s’attrista e tribulasi 2
del bene che vede altrui; così finge che per l’opposito si purghi;
cioè per non vedere: lo vocabulo manifesta l’effetto de la cosa; invidia cioè male vedere, o contra vedere: imperò che lo invidioso vede
quello che non vorrebbe vedere: imperò che vede il bene al suo
vicino, e non vorrebbe vederlo; e però finge l’autore, come apparrà
di sotto, che quive le cose siano invisibili e l’anime siano purgate
colli occhi chiusi, con uno filo di ferro, come si dirà di sotto, spiriti parlando; e che parlasseno ecco che ’l dichiara, A la mensa d’amor cortesi inviti; cioè inducimenti e confortamenti a carità et amore;
è qui colore retorico che si chiama permutazione, quando si transume tutta l’orazione. La prima voce che passò volando; cioè lo primo spirito che passò volando, Vinum non habent; ecco l’autorità 3
dell’Evangelio di santo Luca, quando la Virgine Maria tutta piena
di carità disse a le nosse di santo Giovanni: Vinum non habent; e
Cristo fece lo miracolo, che mutò l’acqua in vino. Ecco che l’autore
finge che uno spirito, volando dicesse questo, per mostrare secondo
la lettera, che l’ anime del purgatorio che si purgano de la invidia
s’arricordino di tutti i cristiani 4 di perfetta carità, per avere de la
invidia debita contrizione; et allegoricamente, per dare esemplo alli
invidiosi che diventasseno caritativi e desiderativi del bene, e de l’onore del prossimo, come fu la Virgine Maria de l’onore dello sposo
che faceva le nosse; et anco che questa voce pregasse Iddio che
desse del vino de la carità e de l’amore a coloro che non n’aveano,
ch’erano freddi, e che mutasse la loro acqua in vino; cioè la loro
freddura in carità: dire lo suo bisogno a Dio è pregarlo ch’Elli sovvegna al bisogno; e ben che ’l finga ditto per quelli del purgatorio,
secondo la lettera; allegoricamente s’intende di quelli del mondo,
come mostrato è. altamente; cioè con alta voce, disse; cioè lo spirito
che passava, E dietro a noi; cioè a me Dante e Virgilio, l’andò rei-
- ↑ Avavamo; avevamo. I verbi della seconda e terza coniugazione presero nelle prime persone plurali il finimento della prima; e quindi ebbesi corravamo, leggiavamo ec. E.
- ↑ C. M. e turbasi
- ↑ C. M. ecco la carità dell’ Evangelio
- ↑ C. M. di tutti esempli di perfetta