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[v. 55-69] | c o m m e n t o | 21 |
risponde Catone al prego di Virgilio, quive: Marzia piacque tanto ec.; ne la quarta, come Catone predice loro quello che deno 1 fare, quive: Questa isoletta ec.; ne la quinta finge come Virgilio si mette ad andare a fare quello che è stato comandato per Catone, quive: El cominciò: Filliuol ec.; ne la sesta finge come Virgilio l’una misse ad esecuzione de le cose preditte da Catone, quive: Quando noi fummo ec.; ne la settima, come Virgilio misse ad esecuzione l’altra, quive: Venimmo poi ec. Divisa la lezione, ora è da venire ad esponere lo testo singularmente, ponendo l’allegorico intelletto.
C. I — v. 55-69. In questi cinque ternari lo nostro autore finge come Virgilio singularmente manifesta le loro condizioni a Catone, detto di sopra, insomma dicendo così: Ma da ch’è tuo voler; Catone, dice Virgilio, che più si spieghi Di nostra condizion; cioè si manifesti a te de la condizione nostra, com’ella è vera; cioè la nostra condizione, Esser non puote il mio; volere, s’intende, che a te si neghi; lo spiegar la nostra condizione, quasi dicesse: Poi che tu vuoi che più si manifesti vera la nostra condizione, io non posso volere negartelo. Che Catone volesse questo, appare per la sua dimanda dove prima dimanda chi sono; secondo chi li à guidati; terzio chi li à illuminati; quarto, se le leggi de l’inferno sono rotte; quinto, se in cielo è mutato statuto; le quali cose due ultime sono impossibili e seguitrebbeno, se la conclusione fosse vera; cioè che li dannati venisseno in purgatorio. E perchè di sopra non è stato risposto se non ad una delle dimande; cioè della guida, appare che l’addimandatore richiede di più sapere e vuole. Appresso debbiamo sapere che quando la dimanda è iusta et onesta, la ragione dè volere adimpierla, anco è impossibile ch’ella non vollia, e però dice così nel testo: Esser non puote il mio ec. Questi; cioè Dante, ecco che spiega de le ragioni, non vidde mai l’ultima sera; cioè non morì ancora: e litteralmente dice della morte corporale, et allegoricamente s’intende della morte spirituale, come dimostra lo testo, Ma per la sua follia; cioè per lo suo fallo e stoltia, li fu sì presso; cioè a la morte spirituale, Che molto poco tempo a volger era; ch’elli l’arebbe veduta l’ultima sera; cioè la morte spirituale: imperò che sarebbe caduto in ostinazione; e nel testo dimostra che ’l tempo sta nella revoluzione de’ cieli, dicendo che molto poco tempo a volger era; cioè era a venire: come Dante vi fusse presso appare nel primo canto de la prima cantica. Sì, come io dissi; dice Virgilio a Catone, fui mandato ad esso; cioè a Dante da Beatrice, come ditto fu di sopra, Per lui campare; cioè per camparlo de la morte spirituale, e
- ↑ Deno piegatura naturale, venuta dalla giunta del no alla terza singolare dè. In parecchi luoghi di Toscana si pronunzia tuttavia: dano, fano, stano. E.