76Ben sapea el che volea dir lo muto;
E però non attese mia domanda;
Ma disse: Parla, e sii breve et arguto.
79Virgilio mi venia da quella banda
De la cornice onde cader si puote,
Perchè da nulla sponda s’ inghirlanda:
82Dall’ altra parte m’ eran le devote
Ombre, che per l’ orribile costura
Premevan sì, che bagnavan le gote.
85Volsimi a loro, et: O gente sigura,
Incominciai, di veder l’ alto Lume,
Che il disio vostro solo à in sua cura,
88Se tosto grazia risolva le schiume
Di vostra coscienzia, sì che chiaro
Per essa scenda de la mente il fiume,
91Ditemi (che mi fi’ grazioso e caro)1
S’ anima è qui tra voi che sia latina;2
E forsi lei serà buon s’ io l’ apparo.3
94O frate mio, ciascuna è cittadina
D‘ una vera città; ma tu vuoi dire,
Che vivesse in Italia peregrina.
97Questo mi parve per risposta udire
Più inanti alquanto, che là dov’ io stava;
Et io mi fei ancor più là sentire.
100Tra l’ altre viddi un’ ombra, ch’ aspettava
In vista; e se volesse alcun dir: Come?
Lo mento, a guisa d’ orbo, in su levava.4
- ↑ v. 91. C. A. Ditene che mi fia
- ↑ v. 92. Anima latina. Ecco una pruova novella del giudizio del sovrano Poeta sulla eccellenza della stirpe romana. E.
- ↑ v. 93. C. A. fia buon se io l’ imparo,
- ↑ v. 102. C. A. A guisa d’ orbo il mento