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c a n t o    xiii. 297

49E poi che fummo un pogo più avanti,
     Udia gridar: Maria, ôra per noi,1
     Ora, Michael e Pietro, e tutti i Santi.2
52Non credo che per terra vada ancoi3
     Uomo sì duro, che non fusse punto
     Da compassion di quel ch’ io viddi poi:
55Che quando fui sì presso di lor giunto,
     Che li atti loro a me venivan certi,
     Per li occhi fui da grave dolor munto.
58Di vil ciliccio mi parean coperti,
     E l’ un sofferia l’altro in su la spalla,4
     E tutti da la ripa eran sofferti.
61Così li ciechi, a cui la roba falla,5
     Stanno ai perdoni a chieder lor bisogna,
     E l’ uno il capo sovra l’ altro avvalla,
64Perchè in altrui pietà tosto si pogna,
     Non pur per lo sonar de le parole;
     Ma per la vista, che non meno agogna.
67E come alli orbi non approda il Sole;
     Così all’ombre, quivi ond’ io parlo ora,
     Luce del Ciel di sè largir non vole:
70Chè a tutti un fil di ferro il cillio fora,
     E cucesi, come a sparvier silvaggio6
     Si fa: però che queto non dimora.
73A me parea andando fare oltraggio,
     Veggendo altrui, non essendo veduto,
     Per ch’ io mi volsi al mio Consillio saggio.

  1. v. 50. C. A. Udii
  2. v. 51. C A. Gridar’: Michele
  3. v. 52. Ancoi; anche oggi. In Lombardia e in Romagna dicesi tuttora ancu’ e viene dal provenzale anchoy, ancui, anc ui che è corruzione del latino hanc hodie. E.
  4. v. 59. C. A. l’altro con la
  5. v. 61. Fallo, da fallare dalla terza ridotto alla prima coniugazione. E.
  6. v. 71. C. A. E cuce sì,