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in quanto per indignazione che è specie di superbia, uccise la madre; et in Erifile anco fu superbia, in quanto per vanagloria d’adornarsi di quello adornamento, insegnò lo marito; lo quale insegnamento fu cagione de la sua morte. E così può considerare lo penitente lo male che fa la superbia, et averla in abominazione.

C. XII — v. 52-54. In questo ternario lo nostro autore finge come ne lo spasso preditto vidde scolpita la storia di Senacarib. È scritto nel iv libro dei Re ne la Bibbia, nel capitolo xix, come Senacarib re d’Assiria superbissimo, essendo nel tempio ad adorare, 4 suoi fìlliuoli l’assalitteno; cioè Nefrat, Dam, Abimelc e Sarasar; e sì l’ucciseno e fuggitteno poi in Erminia. Ecco che per superbia fu morto Senacarib, e per la sua superbia che volea proponere loro altro signore, acciò che non fusseno pari a lui, indutti funno li filliuoli al paricidio; e però lo induce l’autore per dispregio de la superbia. Seguita lo testo: Mostrava; cioè lo spasso de la cornice, come i figli; cioè di Senacarib nominati di sopra, si gittaro Sovra Senacherib; padre loro, dentro dal tempio; ne lo quale era ito ad adorare, E come morto lui quivi lassaro; cioè nel tempio: mostrava ancor la scolpitura come li fìlliuoli lassonno morto nel tempio Senacarib. E per dispregio de la superbia àe indutto l’autore questa istoria, come l’altre di sopra.

C. XII — v. 55-57. In questo ternario lo nostro autore finge che vedesse scolpita la morte di Ciro re dei Persi e Medi, la quale fu in questa forma. Essendo Ciro ito co l’esercito suo contra la reina Tamiri di Scizia, lo quale ella lassò passare lo fiume che si chiama Araxes, che era termino del suo regno, credendosi essere più forte dentro ai suoi termini; et intrato dentro Ciro et accampatosi 1 per la Scizia. per li luoghi aspri che vi sono e per l’esercito de la reina che li era venuto a petto col filliuolo de la reina Tamiri, non vedendo di potere acquistare per forsa, pensò d’acquistare con inganno, e però lassò lo campo pieno di tutte le cose, e massimamente di vino e di cose da mangiare. E fatto vista di fuggire, stette appiattato tanto, che venuto poi lo filliuolo de la reina con poca gente di quelli, uscitte perseguitando Ciro che simulava di fuggire; trovato lo campo voito di gente e pieno di vino e di vivande, come giovano che non sapea de l’inganni de le battallie, intrò nel campo et impiettesi di vino e di vivande elli e l’esercito suo, e funno tutti inebriati. Unde investigato questo da Ciro, ritornò et assalitte lo campo; e trovatoli briachi tutti, tutti li uccise; unde la reina addolorata e corrucciata puose l’agguaito 2 in luogo periculoso, desiderante ven-

  1. C. M. accampatosi, perchè non polea scorrere per la Scizia, per li luoghi
  2. Agguaito; agguato, originato da gaitare; excubias facere, e codesto da due voci arabiche, delle quali una risponde all’articolo al ed altra a gâtha; entrò e si nascose. Ne’ Gradi di s. Geronimo è adoperato il verbo guaitare. E.