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[v. 43-48] | c o m m e n t o | 281 |
Colofone isola di Lidia che è ne la Grecia, lo quale era tintore: et Aragne era tessitrice di tele di seta e drappi ad oro, et era la più .sottile maestra di ciò che fusse in Lidia; unde ella pilliando di ciò superbia, incominciò a vantarsi ch’ella vincerebbe in 1 quell’arte ogni uno, et eziandio la dia de la sapienzia; Pallade. Unde Pallade sapendo questo, venne a lei in apparenzia d’una vecchia et ammonittela che non contendesse co li idii; ma co li uomini; e quella più insuperbita, peggio parlava che prima; unde Pallas ritornata in sua figura disse: Ecco Pallade, veggiamo chi sa mellio tessere o tu, o io: e fece Pallade una bella tela con figure d’esempli di coloro che aveano preso contenzione co li iddii et erano male capitati. Et Aragne fece una tela de l’innamoramenti di Giove e d’alcun altri iddii tanto bene, che nessuno la potette biasimare; unde Pallade, volendo castigare la sua stoltia, la battette fortemente co la spuola che avea in mano, unde ella per superbia impaziente s’andò 2 appiccare. Pallas allora la convertitte in ragnulo, lo quale sta sempre appiccato ne le suoe tele et ai suoi fili e tesse; e però indusse questa finzione l’autore, perche questa Aragne per la sua superbia finitte male. Dice così lo testo: O folle Aragne; cioè o stolta Aragne, si vedea io; cioè Dante nel marmo scolpita, quanto a la finzione; ma quanto a la verità, nel mio concetto, te; cioè di 3 te Aragne, Già mezzo ragne; finge come era scolpita, mutata mezza in ragno e mezza no, come sarebbe bisogno a chi volesse dipingere o figurare una mutazione d’uno corpo in uno altro, che lo dipingesse a quil modo, tristo; cioè dolente, in su li stracci Dell’opera; cioè de la tela ditta di sopra, la quale finge lo nostro autore che Pallas stracciasse, benché Ovidio nol dica, che mal per te si fe: imperò che fusti perciò tu, Aragne, mutata in ragnulo. Et è qui quella ragione, che detta è di sopra nell’altre.
C. XII — v. 46-48. In questo ternario lo nostro autore finge che vedesse nel preditto luogo scolpita la storia di Roboam; e questo fu, secondo ’l vero, ne la sua imaginazione, benché secondo la finzione si dica che fosse scolpita ne lo spasso. Questa istoria è scritta nel terso libro dei Re, capitolo xii. Roboam fu filliuolo di Salomone re del populo di Dio, e rimaso re di po’ la morte del padre, ebbe lo consillio dei vecchi li quali lo consillionno che dovesse reggere lo regno con maggiore clemenzia e pace che il padre: ebbe poi lo consillio dei giovani li quali lo consillionno del contrario; unde elli indegnato, perchè era molto superbo, parendoli che li vecchi avesseno ditto