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c o m m e n t o |
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do la Bibbia funno omini potenti e superbi, disobbedienti a Dio; e
secondo le finzione poetiche funno ribelli a Giove e volseno pilliare
lo Cielo, ponendo monte sopra monte a la battallia di Flegra, come
ditto fu ne la prima cantica; e Giove con li dii, cioè Apolline, Pallade
e Marte li saettò et ucciseli, come si fa menzione nel xxxi canto e
nel xiv canto de la prima cantica, e però non mi stenderò a narrarla qui, se non toccando lo testo. Dice adunqua così: Vedea Briareo: cioè io Dante vedea Briareo, lo quale per altro nome fu chiamato Egeon, e fingesi che avesse cento mani dai Poeti sì, che ora
finge l’autore che ’l vedesse scolpito ne lo spasso, fulminato da Giove,
come fingeno li Poeti; e però dice: confitto; cioè traforato, dal telo Celestial; cioè da la saetta che viene di sopra dall’aire turbulento
naturalmente, secondo li Filosofi; ma secondo la Volontà Divina,
percuote sì, che fingeno li Poeti che percotesse Briareo, e così dice
l’autore che vidde figurato, giacer dall’altra parte; cioè diversa da
quella, u’ era lo Lucifero morto e fulminato, appariva ne la scolpitura; e ben dice dall’altra parte: però che simile fu la superbia dei
Giganti contro li dii a quella de Lucifero contra Dio; e però le pone
di pari. Grave a la terra per lo mortai gelo; perchè figurato era
morto. Vedea Timbreo; cioè Apolline filliuolo di Giove, lo quale è
ditto Timbreo da una erba, la quale è chiamata timbra, la qual’è
erba medicinale consecrata ad Apolline, lo quale è reputato trovatore de la Medicina, vedea Pallade; cioè la dea de la sapienzia, e Marte; cioè lo dio de la battallia, Armati ancora; cioè scolpiti coll’arme ancora quive, come finseno li Poeti che fusseno quando combattetteno, intorno al padre loro; cioè Giove che era quive scolpito
come fulminava li Giganti, Mirar le membra dei Giganti sparte; vedea io Dante quelli dii ragguardare le membra divise qua e là dei
Giganti fulminati da li dii; cioè da Giove e da loro. Et è qui da
notare quello che li Poeti inteseno per tale finzione; Giove dà ad
intendere iddio: imperò che Jupiter interpretasi juvans pater; Iddio
è padre d’ogni cosa: imperò che ogni cosa àe creato e crea et è aiutatore: però che conserva in essere quello ch’elli produce; che se
elli nol conservasse, tutte le cose create verrebbeno meno; li Giganti,
cioè li omini terreni: imperò che Gigante s’interpreta nato di terra,
li quali si diceno avere piedi serpentini; cioè l’affezioni fraudulente
et ingannevili. Si sforsano, mettendo monte sopra monte; cioè cumulando l’uno bene terreno sopra l’altro, di montare in Cielo, cioè di
farsi perpetui come è Iddio e cacciare Iddio di Cielo; cioè attribuendo a sè l’onore che si dè rendere a Dio; ma Iddio li fulmina quando li gitta a terra de la loro grandezza, o subvertendo la grandezza loro, o uccidendoli co la forsa sua e de li dii suoi filliuoli;
cioè co la Forsa Divina e de le suoe virtù, che sono produtte