109Noi volgemmo ivi le nostre persone;1
Beati pauperes spiritu, voci
Cantaron sì, che nol diria sermone.2
112Ahi quanto son diverse quelle foci
Dalle infernali! chè quivi per canti
S’ entra, e laggiù per lamenti feroci.
115Già montavam su per li scalon santi,
Et esser mi parea troppo più lieve,
Che per lo pian non mi parea davanti;
118Et io: Maestro, dì, qual cosa grieve
Levata s’ è da me, che nulla quasi
Per me fatica andando si riceve?
121Rispuose: Quando i P, che son rimasi
Ancor nel volto tuo presso che stinti,
Saranno, come l’ un, nel tutto rasi,3
124Fien li tuoi piè dal buon voler sì vinti,4
Ched ei non pur fatica non sentranno;56
Ma fi’ diletto loro esser su pinti.7
127Allor fec’ io come color che vanno
Con cosa in capo non da lor saputa,
Se non che i cenni altrui sospicar fanno;
130Perchè la mano ad accertar s’ aiuta,
E cerca e trova, e quell’ officio adempie
Che non si può fornir per la veduta:
- ↑ v. 109. C. A. Quivi volgendo le
- ↑ v. 111. C. A. Cantavan
- ↑ v. 123. C. A. del tutto
- ↑ v. 124. Fien; fieno, saranno, dal fient futuro de’ Latini. E.
- ↑ v. 125. C. A. Che non pur non fatica sentiranno;
- ↑ v. 125. Sentranno; sentiranno. Non è nuovo presso gli scrittori approvati questo levar via l’ e o l’ i dal mezzo di taluni verbi. Il nostro Commentatore ci dà pure esempi di simili contrazioni: movrei pag. 28, ricevrebbe p. 188, romprebbe p. 26, seguitrebbe p. 79. del T. ii. E.
- ↑ v. 126. C. A. Ma fia diletto lor esser sospinti.