52Mostrava come i figli si gittaro
Sovra Senacherib dentro dal tempio,
E come morto lui quivi lassaro.
55Mostrava la ruina e ’l crudo scempio,
Che fe Tamiri, quando disse a Ciro:
Sangue sitisti, et io di sangue t‘ empio.
58Mostrava com’ in rotta si fuggirò
Li Assiri, poi che fu morto Oloferne,
Et anco le reliquie del martiro.
61Vedea Troia in cener e in caverne:
O Ilion, come te basso e vile
Mostrava ’l segno che lì ti discerne!
64Quel di pennel fu maestro o di stile,
Che ritraesse l’ ombre e li atti quivi,1
Mirar farebbe ogni ingengo sottile?1
67Morti lì i morti, e i vivi parean vivi:2
Non vidde mei di me chi vidde il vero,
Quant’ io calcai fin che chinato givi.3
70Or superbite, e via col viso altero,
Filliuoli d’ Eva, e non chinate il volto,
Sì che veggiate il vostro mal sentero.
73Più era già per noi del monte volto,
E del cammin del Sole assai più speso,
Che non stimava l’ animo non sciolto;
76Quando colui, che inanzi sempre atteso
Andava, cominciò: Drizza la testa:
Non è più tempo di gir sì sospeso.
- ↑ 1,0 1,1 v. 65, 66. C. A. e i tratti, ch’ivi Farien mirar
- ↑ v. 67. C. A. Morti li morti,
- ↑ v. 69. Givi; andai. In antico ne’ verbi della terza coniugazione la prima
persona singolare del perfetto cadde ancora in ivi alla guisa latina. Dante da
Maiano « Di ciò ch’ audivi dir primieramente ». E.