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18 | p u r g a t o r i o i. | [v. 40-48] |
di’ per la luce di quelle stelle. Et allegoricamente intende che le virtù sempre fanno chiaro lo virtuoso; e questo finge, per mostrare che la sensualità sua dicesse: Tu vuoi andare a la penitenzia, come se’ tu disposta a ciò? Guarda se tu ài libertà et iustizia, come si conviene a sì fatto montamento; e per questo fìnge che li occorresse Catone, esempio di libertà e di iustizia, lo quale conoscea per la fama ch’è de lui apo li autori, quasi dica, ch’elli avea notizia di Catone: tanta era la fama de la sua virtù, come s’elli lo vedessi colli occhi corporali, perch’elli lo vedea colli occhi de la mente.
C. I — v. 40-48. In questi tre ternari lo nostro autore fìnge che Catone, vedendo loro; cioè Virgilio e lui, riprendesse la loro venuta dicendo: Chi siete voi; disse Catone a Dante e a Virgilio, che contra il cieco fiume; questo è quel fiume che descende del nostro mondo, del quale fece menzione nella prima cantica nel canto xiv, e nel canto ultimo che finge, che entri nel centro de la terra dall’altro emisperio, e roda uno sasso col corso suo; cioè quello, dov’è lo punto centrale dell’universo, per la quale rosura passa di là dal centro, e fa Cocito; e finge che contra quel fiume venisseno nell’ultimo canto de la detta cantica prima, quando disse: Luogo è là giù da Belzebub remoto, Tanto quanto la tomba si distende, Che non per vista; ma per suono è noto D’un ruscelletto, che quivi discende Per la buca d’un sasso ch’egli à roso Col corso che lì avvolge, e poco pende. Lo Duca et io per quel cammino ascoso ec. E di questo fiume parla qui Catone, secondo la fizione dell’autore: imperò che contra questo fiume venneno Dante e Virgilio, escendo de l’inferno per luogo tenebroso dove non si vedea niente, se non che s’udia lo suono dell’acqua, come detto è; dunque ben dice cieco fiume, quanto a la lettera; quanto all’allegoria s’intende contra la colpa: però che la colpa è quella che ci obliga a l’inferno, et è cieca: imperò che ogni colpa o procede da ignoranzia o induce ignoranzia. Fuggito avete la prigione eterna; cioè l’inferno, che è prigione eterna dei dannati? E notantemente dice che contra ’l cieco fiume sono venuti, et usciti de l’inferno: imperò che continuamente l’autore nostro àe dannato la colpa, sì che continuamente è venuto contra essa; et è fuggito da essa, dannandola elli e Virgilio; cioè la sensualità e la ragione. Disse el; cioè Catone, movendo quelle oneste piume; cioè la barba canuta, che era segno di onestà; et è notabile che la barba significa onestà. Chi v’à guidati; voi due? e chi vi fa lucerna; cioè chi vi fa lume? Ecco che dimanda di due cose; cioè de la guida e del lume, come sono necessarie due cose ad uscire de la colpa e venire a la penitenzia; cioè grazia illuminante e cooperante: la cooperante s’intende per la guida, e la lucerna dà ad intendere la illuminante. Uscendo fuor de