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c a n t o    xii. 269

22Sì’ vidd’ io lì, ma di millior sembianza,
     Secondo l’ artificio, figurato
     Quanto per via fuor del monte avanza.1
25Vedea colui che fu nobil creato
     Più ch’ altra creatura, giù dal Cielo
     Fulgoreggiando scender da un lato.
28Vedea Briareo confitto dal telo
     Celestial giacer dall’ altra parte,2
     Grave a la terra per lo mortai gelo.
31Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte,
     Armati ancora, intorno al padre loro
     Mirar le membra dei Giganti sparte.
34Vedea Nembrot a piè del gran lavoro
     Quasi smarrito, e riguardar le genti
     Che in Sennear con lui superbi foro.3
37O Niobe, con che occhi dolenti
     Vedea io te segnata in su la strada
     Tra sette e sette tuoi filliuoli spenti!
40O Saul, come in su la propria spada
     Quivi parevi morto in Gelboè,
     Che poi non sentì pioggia, nè rugiada!
43O folle Aragne, sì vedea io te,
     Già mezzo ragne, tristo in su li stracci4
     Dell’ opera che mal per te si fe.
46O Roboam, già non par che minacci
     Quivi ’l tuo segno; ma pien di spavento
     Nel porta il carro prima ch’ altri l’ cacci.
49Mostrava ancor lo duro pavimento,
     Come Almeon a sua madre fe caro5
     Parer lo sventurato adornamento.

  1. 24. C. A. via di fuor
  2. v. 29. C. M. no l’ altra
  3. v. 36. C. A. Che a Sennaar con lui insieme foro.
  4. v. 44. C. A. mezza aragna, fitta in
  5. v. 50. C. A. Almeona