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[v. 127-142] | c o m m e n t o | 265 |
com’elli mosse uno dubbio ad Odorisi sopra la condizione di messere provensale, udito come fu nel mondo presuntuoso mentre ch’elli visse e superbo; e non erano molti anni ch’elli era morto, non certo tanti quanto era vissuto in quella superbia, quando l’autore finge ch’elli lo vedesse nel sopra ditto luogo: imperò che questo venia contra la finzione fatta da lui di sopra; che ogni uno errasse tanto per la piaggia e per lo monte di fuore dal purgatorio, quanto era vissuto contumace ne la vita inansi che tornasse a penitenzia; e però dice: Et io; cioè Dante dissi ad Odorisi: Se quello spirito che attende, Pria che si penta; cioè prima che torni a penitenzia, l’orlo de la vita; cioè l’estremo de la vita, cioè la morte, Qua giù; cioè al piè del monte e su per la costa, in fine al balso primo del purgatorio e per la piaggia, come ditto fu, dimora; cioè sta, e quassù; cioè dentro dal primo giro dd purgatorio; et adiunge l’eccezione, dicendo: Se buona orazion lui non aita: imperò che per l’orazione de’ vivi e per le limosine s’avacciava lo termine, come ditto è in più luoghi, non ascende; questo è con quello, e quassù con quel si dè ordinare, Prima che passi tempo quanto visse; questo si dè ordinare di po’ quello che seguita: imperò che, come ditto è, non entra d’entro dal purgatorio in fin che di fuora non à purgato la negligenzia de la penitenzia, che àe indugiato ne la vita: ecco che pone lo dubbio, dimandando: Come fu la venuta a lui largita; cioè come li è permesso d’intrare nel purgatorio et essere qui in questo primo balso: con ciò sia cosa ch’elli non si pentisse se non a l’estremo, e non sia tanto tempo ch’elli morì, quanto elli visse inansi a la penitenzia?
C. XI— v. 133-142. In questi tre ternari et uno versetto lo nostro autore finge che Oderisi rispondesse a quello dubbio, ch’elli avea mosso di sopra di messere Provensale, perchè era sallito così tosto a purgarsi nel purgatorio, e non era di sotto a purgarsi de la negligenzia. A che risponde che tanto fu l’umilità ch’elli ebbe, quando intese che l’amico suo era ne la pregione 1 del re Carlo, et aveali posto tallia di dieci mila fiorini che si dovesseno pagare in fra uno mese, altramente li sarebbe talliata la testa, che elli fece ponere uno banco in sul campo di Siena, et elli si puose al banco; et a chi passava, vergognosamente dimandava aiuto, per campare l’amico suo; e tanto vi stette ch’elli accattò questi denari e liberò l’amico suo de la prigione e de la morte. E perchè questa fu grandissima umilità, ammendò la grande superbia ch’avea avuta intanto, che sodisfece per la negligenzia de la penitenzia; c però dice: Quando vivea più glorioso; cioè lo detto messere
- ↑ Pregione; prigione, cambiato l’i in e come in enemico, vencere per inimico, vincere e simili. E.