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256 | p u r g a t o r i o xi. | [v. 37-45] |
viene tanto purificarsi co la pena, ch’ella rimagna monda, come quando uno panno bianco cadesse in uno loto 1; benché se ne cavasse e ponessesi al sole, pur rimarrebbe brutto, et in fine a tanto che non si mettesse in bucato, non diventerebbe bianco come era prima. Così l’anima fatta bianca e netta da Dio cade nel loto del peccato, per bruttarsi e diventa nera; e ben che se ne cavi co la confessione e contrizione, non ritorna netta e bianca come era prima, se non si purifica per la satisfazione dell’opera sofficientemente ne lo stato de la penitenzia, o per la pena del purgatorio. Che portar quinci; cioè di questo mondo, di che non sodisfeceno a pieno, sì che mondi e levi Possano uscir delle stellate ruote; cioè del purgatorio, che finge l’autore che sian in questo mondo; cioè nell’altro emisperio, sì che ben è sotto le revoluzioni delle stelle e delle pianete. E ragionevilmente finge questo: imperò che quive, dove l’omo commette lo pelccato, degna cosa è che pata 2 la pena: l’omo commette lo peccato dentro da’ cieli ne la terra, e quine dè patire la pena, Quia ubi te invenero, ibi te condemnabo.
C. XI — v. 37-45. In questi tre ternari lo nostro autore finge come Virgilio pregò quelle anime che insegnasseno la montata a l’altro balso, sconiurandoli per quello che era loro grato, dicendo: Doh se giustizia o pietà vi disgrevi; questo Doh è interiezione deprecante; e tocca che due cose sono quelle che disgravano l’anime; cioè iustizia e misericordia: imperò che Iddio o disgrava l’anime per iustizia, che sono tanto state in pene che ànno purgato lo loro peccato; o per misericordia, quando o per lo sacrificio dell’altare, o per elemosine dei vivi, o per orazioni fa loro misericordia e leva loro lo peso del sasso ch’ànno addosso, Tosto; dice: imperò che questo è quello che desiderato è da loro; che tosto finisca la loro pena, sì che possiate muover l’aia; cioè de la 3 leggeressa: imperò che alleggeriti del primo peccato volano su a sgravarsi del secondo, se in ciò ànno peccato; e radi sono che in ogni peccato non caggino per qualche modo, Che; cioè la quale ala, secondo ’l disio; cioè desiderio, vostro vi levi; suso in alto. Mostrate; voi, anime, da qual mano; cioè o da destra o da sinistra, in ver la scala; cioè da montare suso a l’altro balso, Si va più corto; cioè che sia più presso, e se ci à più d’un varco; cioè se ci à più montate d’una, Quel ne insegnate; voi, anime, a noi, che men erto cala; cioè che discende meno 4 ritto. Chè questi; ecco che assegna la cagione Virgilio, perchè vuole lo più piano. Chè questi; cioè Dante, che vien meco; dice Virgilio, per lo incarco De la carne d’Adamo; cioè de l’umanità, ond’ei; cioè de la quale elli, si