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106Pria che passin mille anni? che è più corto
     Spazio a l’ eterno, che un muover di cillia,
     Al cerchio che più tardo in cielo è torto.
109Colui, che del cammin sì pogo pillia
     Dinanzi a me, in Toscana sonò tutta,
     Et ora a pena in Siena sen pispillia,
112Onderà Sire, quando fu destrutta
     La rabbia fiorentina, che superba
     Fu a quel tempo, sì com’ ora è putta.1
115La vostra nominanza è color d’ erba,2
     Che viene e va, e quei la discolora,
     Per cui ella esce de la terra acerba.
118Et io a lui: Lo tuo ver dir m’ incora
     Buona umiltà, e gran tumor m’ appiani;
     Ma chi è quei di cui tu parlavi ora?
121Quelli è, rispose, Provenzal Selvani;3
     È qui: però che fu presuntuoso
     A recar Siena tutta in le sue mani.4
124Ito è così, e va senza riposo,
     Po’ che morì: cotal moneta rende
     A sodisfar chi è di là troppo oso.
127Et io: Se quello spirito che attende,
     Pria che si penta, l’orlo de la vita,5
     Qua giù dimora, e quassù non ascende,6
130Se buona orazion lui non aita,
     Prima che passi tempo quanto visse,
     Come fu la venuta a lui largita?
133Quando vivea più glorioso, disse,
     Liberamente nel campo di Siena,
     Ogni vergogna deposta, s’ affìsse:

  1. v. 114. C. M. C. A. com’è ora putta,
  2. v. 115. C. M. La nostra
  3. v. 121. C. M. Provenzan Silvani;
  4. v. 123. C. A. alle sue
  5. v. 128. C. A. all’orlo
  6. v. 129. C. A. Laggiù dimora,