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   [v. 130-139] c o m m e n t o 243

posso: imperò cliche ciascuno à tanta contrizione, quanto a lui è possibile. Vanno in giro: imperò che come peccando andonno nel vizio in giro, raggirandosi ne le suoe specie; così conviene che sia penitenzia e la purgazione tanto, che si sodisfaccia a tutti li gradi et a tutte le specie sì, che niuna macchia rimagna non forbita e levata 1. E questo medesimo si verifica in quelli che sono nel mondo in stato di penitenzia; e però, allegoricamente parlando di quelli del purgatorio, intese di quelli del mondo: imperò che chi vuole fare debita penitenzia del peccato de la superbia, prima dè considerare la grandessa, duressa, e gravessa ch’àe avuto la sua superbia, e quella ricognoscere e ripensare; e questo è portare lo sasso in capo et in collo e piegarsi giuso a la terra, umiliandosi quanto si levò suso in superbiendo; e dè piangere per contrizione di tale peccato; e dè dire: Più non posso, mostrando a li altri che tanta contrizione n’abbia, quanta avere se ne può; e dè andare in giro ritrovando tutte le specie de la superbia ne le quali àe peccato, e di tutte avere debita contrizione tanto, che sodisfaccia ad ogni cosa; e però fece lo nostro autore questa finzione. E qui finisce lo canto x, incomincia lo xi.

  1. C. M. e lavata.

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