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però una pena vasta a cacciarla via maggiore o minore, secondo la quantità de la colpa, a riducere la virtù opposita. Si 1 volliamo dir che ne la prima cantica parla dei peccati e de la loro punizione secondo lo foro di Dio e del mondo, lo quale pone grandissima distinzione nei peccati; cioè secondo la volontà e secondo l’effetto; e ne la seconda parla pure dei peccati, secondo lo foro di Dio, nel quale si punisce pur la volontà, e però trattando de la pena che purga lo peccato de la superbia dè essere una, benché maggiore e minore, secondo la depravazione e malizia de la volontà; ma in tutte le suoe specie una è che cerca eccellenzia, e però sua debita pena è esser minorato più e meno, secondo la volontà dell’eccellenzia o nel purgatorio o in questo mondo: imperò che a purgare non basta la pena se non è tale che riduca al grado de la virtù opposito al grado del peccato; ma a punire vasta la pena respondente a la qualità, e quantità del peccato, la quale ogni peccato induce seco mentre che l’omo in questa vita e nell’altra vita è corrispondente, secondo convenienzia di iustizia al peccato. E però l’autore seguitò ne la prima cantica uno modo, et in questa un altro.

C. X — v. 121-129. In questi tre ternari lo nostro autore finge come elli, vedendo la pena dei superbi, facesse contra di loro una bella esclamazione: che cosa sia esclamazione è stato dichiarato ne la prima cantica. Dice così: O superbi cristian; ecco che dirissa lo parlare suo pure ai cristiani: imperò che a stato di penitenzia et al purgatorio non vanno se non li cristiani; dice superbi, per dare ad intendere che qui si tratta del peccato de la superbia, lo quale finge che si purghi in su questo primo balso: che cosa sia superbia e quale siano le suoe specie, compagne e filliuole ditto fu ne la prima cantica, e però qui non si replica; ma ben dirò del modo de la sua purgazione quando sarò ad esso, miseri; dice, perchè ogni peccato induce miseria, et ogni 2 peccatore è misero, lassi; cioè caduti da la vostra eccellenzia per lo peccato: imperò che come la virtù inalsa l’omo c coniungelo con Dio; così lo peccato lo fa cadere di sotto a la condizione de le bestie, Sì de la vista e de la mente infermi; due infermitadi pone nei peccatori; cioè de la vista e de la mente; per la vista corporale intende la discrezione che è la vista de l’animo, per la mente intende qui la volontà: imperò che lo peccatore è infermo e defettuoso ne lo intelletto e ne la volontà, in quanto non discerne quello che dè, e vuole quello che non si dè; e però adiunge: Fidanza avete nei ritrosi passi; due sono li nostri andamenti mentre che siamo in questa vita; l’uno è secondo la sensualità, e questo è andare

  1. Si; se, ad esempio della particella condizionale de’ Latini. E.
  2. C. M. ogni peccato è