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[v. 112-120] | c o m m e n t o | 239 |
che allora tutti quelli del purgatorio seranno liberati, e risuscitati verranno a l’iudicio dove fi’ loro ditto da Cristo: Venite benedirti patris mei, possidete paratum vobis regnum.
C. X— v. 112-120. In questi tre ternari finge l’autore come, ragguardando verso la gente, non scorgea che fusseno persone, se non che Virgilio lie fece vedere all’atto del rendersi in colpa; e però dice: Io; cioè Dante, comincia’: Maestro; parlando a Virgilio, quel ch’io veggio Muover a noi; cioè muovere e venire verso noi; questo dice perchè stenno 1 fermi per aspettarli, non mi sembian persone; cioè non mi paiono persone, E non so che: sì nel veder vaneggio; cioè s’inganna la vista, parendo ora una cosa et ora un’altra. Et elli; cioè Virgilio, a me; Dante rispuose: La grave condizione Di lor tormento a terra li rannicchia; cioè li tira a terra e nolli lassa parere quel che sono, contraendoli come si contraggie quel vermo che si stringe e poi si stende, e così va: quelli stavano pur ristretti sotto li gravi pesi dei sassi ch’aveano addosso. Sì che i miei occhi; parla Virgilio a Dante, pria n’ebber tenzione; cioè discernendo quil che fusseno. Ma guarda fiso là; dice Virgilio a Dante, e disviticchia; cioè distingue e separa, Col viso; cioè tuo, quel che vien sotto a quei sassi; che tu vedi, che sono sì grandi. Già scorger puoi; cioè tu, Dante, come ciascun si picchia; rendendosi in colpa. E però qui è da notare che l’autore incomincia qui a trattare del peccato de la superbia, che finge che si purghi in su questo primo balso del purgatorio, perchè è l’infimo più di lunge dal cielo che tutti li altri: imperò che come più grave peccato dè essere purgato più al basso et al fondo, come finse ne la prima cantica che fusse punito di sotto a tutti li altri peccati nc lo inferno nel fondo, secondo le suoe spezie, dando a sì fatto peccato diverse pene. E però si può muovere qui uno dubbio; cioè, perchè l’autore ne la prima cantica seguitò la divisione dei peccati, secondo lo Filosofo distinguendo li peccati in tre specie; cioè o che. si commette per intemperansa, o per malizia, o per bestialità; e sotto malizia comprende ne le suoe specie la superbia e la invidia; et in questa cantica seconda procede, pur distinguendo secondo li peccati mortali, incominciando dalla superbia e poi seguendo nella invidia e così delli altri? A che si dè rispondere che altro è punire et altro è purgare; punire è dare pena conveniente al peccato; ma purgare è tolliere la colpa e macchia del peccato, et inducere a la virtù opposita. E perchè diversi modi di peccare ànno diverse pene, imperò si diversificano le pene che li accompagnano sempre; ma la colpa è una, che sta ne la volontà, e
- ↑ C. M. perchè s’erano fermati per aspettarli,— Stenno; stettero, formato dalla terza singolare, congiuntovi no, e raddoppialo l’n. E.