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   234 p u r g a t o r i o   x. [v. 70-96]

sta, e tanto fu umile che Iddio disse di lui: Inveni hominem secundum cor meum— E più; era che re: imperò ehe tenea officio di sacerdote e men che re era: imperò che era umiliato, vestito vilmente 1 a pari di loro, in quel caso: imperò che non tenea maestà regale, andando a quel modo anco mancava de la sua grandessa. Di contra; cioè a la storia ditta di sopra quine dov’era David alsato che ballava effigiata; cioè scolpita e figurata, ad una vista; cioè ad una finestra, D’un gran palazzo; cioè del palasso regale, effigiata in quel marmo Micol; questa era la donna di David, filliuola che fu di Saul, l’ammirava, Sì come donna dispettosa e trista: imperò che vedea David in sì fatto abito, come ditto fu di sopra, che non era contenta. E qui finisce la prima lezione del canto x.
     Io mossi ’l piè ec. Questa è la secunda lezione del canto x ne la quale finge lo nostro autore che fusse intalliata nel marmo de la cornice ditta di sopra la tersa istoria, che significa umilità contra il terso grado dei superbi; e dimostra lo peccato de la superbia esser purgato in su questo primo balso con pena rispondente degnamente al ditto peccato. E dividesi questa seconda lezione in 5 parti: imperò che prima finge che vedesse anco scolpita nel marmo de la ditta cornice la storia di Traiano imperadore; ne la seconda finge che Virgilio li mostri li peccatori che quive si purgavano, e come lo conforta, quive: Mentr’io mi dilettava ec.; ne la terza finge che per la nuova condizione, in che erano quelle anime che si purgavano de la superbia, elli nolle scorgea e lamentasene a Virgilio, e Virgilio lo dichiara di ciò, quive: Io comincia’ ec.; ne la quarta finge com’elli fece una esclamazione contra li superbi, mosso per quello che vedea quive: O superbi cristian, ec.; ne la quinta finge com’era fatta la loro condizione, dichiarandola per similitudini, quive: Come, per sostener ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo coll’allegoria e co la sua esposizione.

C. X — v. 70-96. In questi nove ternari lo nostro autore finge come elli di po’ la storia ditta di sopra, elli si mosse per vedere un’altra storia ch’era quive presso; cioè quella di Traiano imperadore la quale è contra li superbi che opprimeno et iniurano li minori: imperò che elli fece somma iustizia ad una vedovella, lassandosi da le’ riprendere, come appare in essa. Leggesi che al tempo di s. Gregorio papa, cavandosi a Roma in certo luogo; cioè ne la piassa publica per fare uno fondamento, li cavatori trovonno in uno sepulcro uno capo umano che avea la lingua fresca come quando era vivo, di che ogni uno si meravilliava. E portato questo capo a santo Gregorio, elli lo sconiurò de la parte di Dio che li dovesse dire chi elli fu; et

  1. C. M. vestito umilmente