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purgatorio i. |
[v. 22-27] |
che vidde nell’altro polo una nuova costellazione, dicendo: Io; cioè Dante, mi volsi; cioè volsi me, a man destra; cioè in verso lo polo antartico, lo quale in quello emisperio venia a mano destra, come in questo nostro emisperio viene lo nostro artico a mano sinistra: imperò che, ponendo uno omo ritto in piede nel nostro emisperio, volto col volto inverso l’oriente, lo braccio ritto stenderebbe, se fusse nel nostro emisperio, inverso l’antartico. Et è lo polo antartico, di là dal mezzodi’ per opposito al polo artico nostro, e ’l manco braccio inverso lo nostro artico; e così per opposito è nell’altro emisperio: imperò che oriente è dove è a noi occidente; et occidente è quive, dove è a noi oriente; e però da man ritta viene lo polo antartico a chi stesse di là per lo sopraditto modo, come anco a man sinistra viene a chi stesse di qua al ditto modo lo polo artico. E questo si manifesta: imperò che come l’autore finge ne la prima cantica che sempre andasse col Sole dirieto, inverso mano sinistra; così finge in questa che sempre andasse col Sole inanti, inverso mano destra. e puosi mente All’altro polo; cioè a l’antartico: polo tanto è a dire quanto perno; ma qui si pone per lo capo del perno; lo perno in su che stanno li cieli; cioè l’uno capo a settentrione e chiamasi polo artico; e l’altro capo àe per opposito in verso mezzo di’ di là sì, che il mezzo di’ viene in mezzo tra l’uno e l’altro polo, e chiamasi quello altro capo antartico; e di quello intende l’autore. e viddi quattro stelle: a quello altro polo presso come al nostro polo sono presso quasi al lato e che si chiamano lo corno, et altre sette poco de lungi che si chiamano lo carro. E queste quattro stelle allegoricamente finge che significhino le 4 virtù cardinali; cioè iustizia, prudenzia, fortezza e temperanza; benché litteralmente finga che siano stelle presso al polo antartico et abbiano a dare influenzia delle ditte virtù, Non viste mai; dice di quelle 4 stelle che non funno mai vedute, nè cognosciute se non da’ primi padri Adamo et Eva, mentre stetteno in stato d’innocenzia, perchè stetteno in paradiso che è nell’altro emisperio sì, che secondo la fizione litterale le doveano vedere; ma secondo la fizione poetico e morale, la prima età che fingeno essere stata sotto Saturno, vidde e cognove1 queste 4 virtù et osservò benchè non perfettamente; et a questo modo intese l’autore: imperò che gente è congregazione di più uomini e non di due, benchè in uno omo, secondo dialettici, si salva la specie umana; et anco si può intendere gente di loro e di loro descendenti, se si fusseno conservati in stato d’innocenzia. Goder pareva il Ciel di lor fiammelle; cioè parea che quello cielo si facesse più splendiente e bello per le loro fiamme. Allegoricamente intende
- ↑ Cognove; ora meglio conobbe, ma derivato dal latino cognovit. E.