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226 | p u r g a t o r i o x. | [v. 7-16] |
che dè dispiacere, e fa dispiacere quello che dè piacere: la via diritta de le virtù ci mena a la felicità eterna, la via torta dei vizi ci mena a la miseria 1 perpetua. Sonando; questo è secondo la lettera, che se la porta àe l’uscio di metallo e li spigoli e li cardini, quando s’apre dè fare grande suono, e così quando si chiude; et allegoricamente si dè intendere, gridando la fama di quelli che rimagnano fuora de la via de la penitenzia. la senti’; io Dante, esser richiusa; cioè la porta ditta di sopra, cioè per udito non per veduta: per udita è quando l’omo ode dire: Tale è ritornato nel vizio; per veduta è quando l’omo similmente si trova nel vizio in che altri è caduto; e però dice ch’elli la sentì; ma non vidde richiudere, e però adiunge: E s’io avesse li occhi; di me Dante, volti ad essa; cioè ad essa porta chiusa, Qual fora stata al fallo degna scusa? Cioè nulla: imperò ch’io n’era stato ammonito, come appare di sopra, che chi si volge a drieto torna di fuora. Et allegoricamente dà ad intendere che, poi che l’omo è intrato ne la via de la penitenzia, non si dè volgere a drieto, non ne dè uscire; e però dice: S’io Dante avesse volti li occhi de la ragione e de lo intelletto a l’amore del mondo, e come mi potrei scusare degnamente del mio fallo, che la santa Scrittura me n’ammonisce? Dice santo Gregorio: Pœnitere est ante peccata deflere, et flenda non committere; e s. Ambrogio: Pœnitentia est mala prœterita piangere, et piangendo non committere; et Boetius in iii Philosophicœ Consolationis, dice: Sed lex dona ocerceat, Ne dum tartara liquerit, Fas sit lumina 2 flectere.
C. X — v. 7-16. In questi tre ternari et uno versetto lo nostro autore descrive la sallita di quinde; cioè da la porta al primo balso, 0 vero cornice, dicendo così: Noi; cioè Virgilio et io Dante, sallivam per una pietra fessa. Finge l’autore che la pietra, unde era la sallita, fusse fessa per lungo, che si movea or dall’uno lato or da l’altro, e però dice: Che si movea e d’una e d’altra parte; cioè la detta pietra, et adiunge una similitudine, dicendo: Come l’onda che fugge o che s’appressa; e cusì facea quella pietra fessa come fa l’onda del mare che ora s’appressa a la piaggia, ora fugge da essa, e così la pietra ora s’accostava da la sinistra, e da la destra si scostava; ora facea l’opposito, e così facea per tutto quanto durava la sallita. E per questo si mostra chiaramente che l’autore, benché a la lettera parli di quelli del purgatorio; allegoricamente intende di quelli del mondo: imperò che questa pietra significa la duressa et aspressa del sallimento a la perseverazione de la penitenzia, a la quale conviene salire l’anima poiché à passato li tre gradi ditti di sopra. E perchè molti impacci vegliano a quelli che a la perseveranzia de la peni-