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c o m m e n t o |
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nice del purgatorio, quive: Noi sallivam ec.; ne la tersa descrive
com’era fatta quella prima cornice, quive: Ma quando ec.; ne la
quarta descrive la ripa che surgea da la cornice in su, e pone alcuna de l’istorie che quive fìnge essere sculte, quive: Lassù non eran ec.; ne la quinta finge che Virgilio lo induca a considerare
un’altra istoria del Vecchio Testamento, quive: Non tener pur ad un ec. Divisa adunqua la lezione, ora è da vedere lo testo co l’esponizioni litterali, allegoriche e morali.
C. X — v. 1-6. In questi due ternari lo nostro autore finge che,
intrato dentro da la porta elli e Virgilio, sentitte serrare la porta
del purgatorio, dicendo così: Poi; cioè poiché, fummo; cioè Virgilio
et io Dante, dentro al sollio de la porta; cioè del purgatorio; lo
qual sollio finse di sopra, che era di diamante, a denotare la
fermessa che conviene avere a colui che entra ne lo stato de la
penitenzia. E dèsi notare, come fu detto di sopra, che altro è la
porta, et altro è l’uscio che serra la porta. L’autore dice nel testo
porta, a denotare la entrata del purgatorio; e nota che porta fu ditta
prima da portare: imperò che li antichi, quando edificavano una
città iungeano iuvenchi maschio e femina a l’aratro, e lassavano
andare intorno del giro de l’aratro; e quive u’ volevano le porte
de la città, sospendevano e portavano l’aratro, perchè non segnasse
quive u’ dovea essere la porta; e perchè quando era quive, ogni
uno gridava: Porta, porta; cioè l’aratro, però fuchiamata poi porta.
E quine dov’era lo sulco cavavano c fondavano lo muro, e questo
faceano per dare buono augurio, ch’ella fruttificasse in generazione
di cittadini per la coniunzione del maschio co la femmina, e diventasse fertile come la terra per lo lavorio de’ buoi. Che il mal amor dell’anime disusa; si può intendere in du’ modi; prima così:
Che; cioè la qual porta, il mal amor dell’anime; cioè l’amore de le
cose mondane che ànno l’anime umane, disusa, cioè fa disusare:
imperò che 1, come fu sposto di sopra, lo mal amore è l’uscio, che
tiene serrata la porta, fa disusare la porta: però che, quando tiene
serrata la entrata, non vi si può intrare; lo secondo modo è questo:
Che; cioè da la quale porta, il mal amor; cioè mondano, disusa; cioè
disvessa e svia, dell’anime; cioè alquante dell’anime, non tutte;
e però pilli lo lettore quello intelletto che più li piace. Perchè;
ecco che assegna la cagione, per che lo mal amore fa sviare l’anima
da la entrata 2 de la penitenzia; cioè imperò che, fa parer; lo mal
amor, dritta la via torta; la via torta, cioè la via viziosa, fa parer virtuosa: l’amore che l’omo à de le cose mondane fa piacere quello
- ↑ C. M. l’uscio che serra la porta, e l’uscio che tiene
- ↑ C. M. da l’intrata del purgatorio, o vero della penitenzia;