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c a n t o    x. 223

97Mentr’ io mi dilettava di guardare
     L’imagini di tante umilitadi,
     E per lo fabro loro a veder care;
100Ecco di qua, ma fanno i passi radi,
     Mormorava ’l Poeta, molte genti:
     Queste ne invieranno a li alti gradi.
103Li occhi miei, che a mirar eran contenti1
     Per veder novitadi ond’ ei son vaghi,
     A volgersi in ver loro non fur lenti.2
106Non vo’ però, Lettor, che tu ti smaghi
     Di buon proponimento per udire,
     Come Dio vuol che ’l debito si paghi.
109Non attender la forma del martire;
     Pensa la succession; pensa che al peggio
     Oltra la gran sentenzia non può gire.
112Io comincia’: Maestro, quel ch’io veggio
     Muover a noi, non mi sembian persone,
     E non so che: sì nel veder vaneggio.
115Et elli a me: La grave condizione
     Di lor tormento a terra li rannicchia,
     Sì che i miei occhi pria n’ebber tenzione.
118Ma guarda fiso là, e disviticchia
     Col viso quel che vien sotto a quei sassi:
     Già scorger puoi come ciascun si picchia.
121O superbi cristian, miseri, lassi,
     Sì de la vista e de la mente infermi
     Fidanza avete nei ritrosi passi,
124Non v’accorgete voi, che noi siam vermi
     Nati a formar l’ angelica farfalla,3
     Che vola a la giustizia senza schermi?

  1. v. 103. C. A. intenti
  2. v. 105. C. A. Volgendosi
  3. v. 125. C. A. a informar