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c a n t o    x. 221

43Et avea in atto impressa esta favella:1
     Ecce ancilla Dei sì propriamente,
     Come figura in cera si suggella.
46Non tener pur ad un luogo la mente,
     Disse ’l dolce Maestro, che m’avea
     Da quella parte ove il cuor à la gente ;2
49Perch’io mi mossi e col viso vedea3
     Di rieto da Maria, da quella costa,
     Onde m’era colui che mi movea,
52Un’altra storia ne la roccia imposta;
     Perch’io varcai Virgilio, e fe’mi presso,
     Acciocché fosse alli occhi miei disposta.
55Era intalliato lì nel marmo stesso
     Lo carro, e i buoi traendo l’arca santa,
     Perchè si teme officio non commesso.
58D’inanzi parea gente, e tutta quanta
     Partita in sette cori, ai du miei sensi
     Facea dir l’un: Non; l’altro: Sì canta.4
61Similemente al fumo de l’incensi
     Che v’era imaginato, e li occhi e ’l naso,
     Et al sì et al no discordi fensi.
64Lì precedeva il benedetto vaso,5
     Trescando alzato, l’umile Salmista,
     E più e men che re era in quel caso.
67Di contra effigiata ad una vista
     D’un gran palazzo Micol l’ammirava,
     Sì come donna dispettosa e trista.
70Io mossi ’l piè del luogo ov’io stava,
     Per ravvisar da presso un’altra storia,
     Che dietro da Micol mi biancheggiava.6

  1. v. 43. C. A. in vista
  2. v. 48. C. A. ond’è core alla
  3. v. 49. C. A. mi volsi col viso, e
  4. v. 60. C. A. No;
  5. v. 64. C. A. Lì procedeva al
  6. v. 72. C. A. Che di retro a Micol