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[v. 13-21] | c o m m e n t o | 13 |
dell’aire così puro li miei occhi, li quali aveano perduto quello diletto, mentre che fui nello inferno, e però seguita: Tosto; cioè incontenente, ch’io fuor usci’ dell’aura morta; cioè de lo inferno, dov’è l’aire morto, perchè quive è aire oscuro e tenebroso, et evvi morte perpetua, Che m’avea contristato: cioè quello oscuro aire, li occhi; cioè corporali, e il petto; cioè la mente. E questo s’intende secondo la lettera; ma secondo l’allegoria l’autor nostro vuole dimostrare come uscito de la medesima1 sozza del peccato che avea attristato la ragione e l’intelletto figurati2 per li occhi, e la considerazione figurata per lo petto, intrando poi ne la materia virtuosa de la purgazione del peccato, le dette parti preseno letizia et iucundità. Lo bel pianeto; cioè Venus, che ad amar conforta; diceno li Astrologi che questo pianeto Venus àe a dare influenzia d’amore e di concordia tra li uomini, Faceva tutto rider l’oriente, perchè era uscito fuora in oriente in quello emisperio inanti al sole; et è l’oriente in quello emisperio contrario al nostro sì, che tutto l’oriente faceva chiaro e splendiente, Velando i Pesci; cioè coprendo quel segno che si chiama Piscis che è uno de’ 12 segni del Zodiaco; cioè l’ultimo che si congiunge con l’Ariete, che è lo primo del Zodiaco, e desi notare la fizione poetica del segno Piscis. Fingono li Poeti che quando occorse la battallia dei giganti colli dii, Venere con Cupidine suo filliuolo sedea ne la regione Palestina sopra la piaggia del mare. Udito lo tumulto della battallia, credendosi esser perseguitata da Tifeo gigante, gittossi col filliuolo Cupidine in mare, allora du’ pisci grandi li ricevetteno e portonnoli di là dal mare; e per questo li nostri dii questi 2 pesci portorno3 in cielo, e feceli segno del Zodiaco che si chiama Pisces. E ben dice che copria il segno: imperò che il segno è più alto che il pianeto, sì che il pianeto è di sotto al segno e vela; cioè cuopre il segno, ch’erano in sua scorta; cioè in suo sguardo: imperò che Venus era sì sotto lo segno chiamato Pisces, che chi lo volea vedere convenia ragguardare Venus; e di sopra arebbe veduto Pisces. Potrebbe anco dire lo testo: ch’erano sua scorta; cioè erano guida di Venus: imperò che si dice che il pianeto entra nel segno, e qual vi sta poco e quale assai, secondo che pena a passare; e però si può dire che il segno guidi lo pianeto. E perchè àe detto l’autore che in quell’oriente di quello emisperio era montato Venus che era in Pisces, dà ad intendere che era presso al di’ forsi una ora o poco più: imperò che poi dovea di po’ Pisces seguitare Aries, secondo l’ordine del Zodiaco nel quale era allora lo sole, sicché nel suo montamento si dovea fare di’.
C. I — v. 22-27. In questi due ternari lo nostro autore finge