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p u r g a t o r i o ix. |
[v. 130-138] |
l’autore chiama spigoli, Li spigoli; cioè li subbielli, di quella regge sagra; cioè di quella porta: regge si chiama, perchè regge e tiene
chi vole passare; ma dice sagra: imperò che diventa sacra, in quanto si muta e converte l’amore mondano in amore di Dio; o reggia
significa tutto lo purgatorio, come si chiama reggia lo rinchiuso de
le bestie, e però dice sacra, e però dice: Che di metallo son sonanti e forti; fìnge che li subbielli e li cardini, e così la porta siano di metallo risonanti e forti, sicché quando s’apre la porta fanno grande
rumore; e però dice che, quando si volseno li subbielli nei cardini
feceno grande stridore. E questo si conviene a la finzione de la lettera che àe fìnto che sia di metallo; ma allegoricamente àe finto
questo a dimostrare che, quando l’omo si muta da vita mondana a
vita di penitenzia, se ne fa grande parlare e grande fama ne suona 1;
et a mostrare questo grande suono induce una similitudine, dicendo: Non ruggì sì; come ruggì e fece rumore la porta ditta di sopra,
nè si mostrò sì agra Tarpea; cioè la porta de l’erario di Roma, lo
quale era nel monte chiamato Tarpeio 2 dal nome d’una virgine
chiamata Tarpeia, filliuola di Spurio Tarpeio, lo quale avea in
guardia la rocca di Roma che era in sul mónte chiamato Capitolio.
La quale virgine corrotta con pregio da Tito Tazio re dei Sabini,
movente guerra ai Romani, diede la entrata in de la rocca ai Sabini,
infìngendosi d’andare per l’acqua per fare lo sacrifìcio. La quale
li Sabinesi, avuta la rocca, ucciseno e sotterronno nel ditto monte o
per celare che noll’avesseno avuta per tradimento; ma mostrasseno
d’averla avuta per forsa, e per dare esempio che niuno traditore si
fidasse del tradimento; o perchè non si potesse lamentare che nolli
attenevano la promessa col patto che avea pattuito coi Sabinesi,
che li dovesseno dare l’armille 3 che portavano al bracccio manco; e
però l’ucciseno e puoselli 4 addosso li scudi che portavano da mano
sinistra. E però fu chiamato poi lo monte Capitolio Tarpeio: e la
porta del tempio consecrato a Giunone, dove era l’erario dei Romani,
chiama l’autore Tarpeia, denominando la parte dal tutto, quando tolto li fu ’l buono Metello; cioè poi che li fu levato quel buono romano chiamato Metello, lo quale era tribuno dal populo et all’oficio
suo s’apparteneva di guardare l’erario; e tocca qui l’autore la storia
che recita Lucano nel iii libro, dicente che poi che Cesari, cacciato
Pompeio d’Italia tornò a Roma, volendo aprire l’erario, Metello che
era tribuno del populo et appartenevasi al suo officio di guardarlo,
si puose in su la porta e disse a Cesari, ch’elli non 5 interrebbe
- ↑ C. M. suona dove è tale mutazione; et a mostrare
- ↑ C. M. Tarpea dal monte d’una vergine
- ↑ C. M. armile
- ↑ Puoselli, puosenli, puosenle. E.
- ↑ C. M. a Cesare ch’elli non intrerebbe