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   210 p u r g a t o r i o   ix. [v. 94-105]

lo peccatore dè montare al sacramento de la penitenzia; lo primo è la confessione de la bocca lo quale è di marmo: imperò che la confessione dè essere intera e soda come ’l marmo; intera, cioè che dica tutti i suoi peccati. e ciascuno interamente et ad uno sacerdote e non dè esser divisa che parte si dica del peccato e parte no, nè alcuno peccato dire et alcuno tacerne, dire uno peccato ad uno sacerdote, et un altro riservare e dirlo ad un altro. Dè esser ancora soda, sicché confessi non solamente lo peccato fatto; ma anco la virtù lassata: imperò che dire solamente lo peccato è mollessa; accusarsi de la virtù lassata è solidità. Dè esser ancora bianca; cioè manifesta e non velata, dicendo le suoe circustanzie; cioè lo modo, lo tempo, lo luogo, lo numero, la condizione de la persona 1, l’età e l’altre cose che aggravano lo peccato. Dè esser ancora polita, biasimando et accusando la sua colpa, e maledicendo lo peccato. Dè esser forbita, manifestando la volontà d’entro dell’animo sicché 2 la lingua si vegga quale sia l’animo d’entro; e così appare che la confessione de la bocca dè avere integrità, solidità, chiaressa, politessa e lucidità. Lo secondo grado de la penitenzia è la contrizione del cuore; et è contrizione ricognoscimento del peccato commesso con dolore d’averlo commesso, e pentimento, e proponimento di non raccadervi; la quale, secondo la finzione de l’autore, è figurata per lo secondo scalone che è di pietra aspra, arsicciata, nera e crepata per ogni modo. Queste sono cinque condizioni che dè avere la contrizione del cuore; cioè che dè esser dura come la pietra: però che tale ricognoscimento dè esser duro e fermo ne la mente; e lo proponimento di non raccadere costante e fermo, sicché sempre vi sia, mentre che si vive. Dè anco esser aspra, sicché affligga continuamente la mente con dolore, e l’occhi con pianto e lagrime, e l’enteriora con sospiri. Dè anco esser arsicciata 3 de l’amore de le virtù lassate et abbandonate per sì fatto peccato; lo quale amore continuamente dè arsicciare; cioè occultamente ardere lo cuore. Dè anco esser nera; cioè oscura per afflizione vera e non simulata, e però dice che era tnto più che perso. Dè esser crepata per dilungo e per traverso; cioè aperta la mente a ricevere dolore da la lunghessa e da l’ampiessa del peccato e de le suoe circustanzie. Lo terso grado de la penitenzia è la satisfazione dell’opera, la quale sta in umilità arrogandosi lo peccatore a sodisfare per lo peccato ad ogni umilità, operando tutti li atti virtuosi volontieri per sodisfacimento del peccato commesso; e questa è figurata per lo terso scalone, che finge l’autore che sia di porfido fiam-

  1. C. M. della persona, l’ora e l’altre cose
  2. C. M. sicché nella lingua
  3. C. M. artificiata