Pagina:Commedia - Purgatorio (Buti).djvu/22

   12 p u r g a t o r i o   i. [v. 13-21]

diverse in colori, che le gazze sono nere e bianche, e le taccule sono tutte nere, sentiro Lo colpo tal; cioè sì fatto colpo, che disperar perdono; cioè che non ebber speranza di remissione: potrebbe anco dire lo testo: che dispettar perdono; cioè ebbeno in dispetto che fusse loro perdonato, perchè così mostra Ovidio nel medesimo logo. Et è qui da notare la finzione che pone Ovidio in v Metamorfosi. Dice Ovidio che in Grecia in sul monte detto Parnaso era uno fonte che era consacrato a le muse, perchè quive cantavano, e presso era lo tempio d’Apolline al quale servivano; e che in quel tempo fu uno Pierio della città Pelle d’Egitto, lo quale ebbe nove figliuole molto sapute in ogni arte e tanto superbe che venneno a questo fonte, e provoconno le muse a disputare con seco; e vinte ne la disputazione, non potendosi difendere per altro modo, incominciorno a villaneggiare le muse, unde le muse indegnate le mutorno in gazze; li quali uccelli sono garruli e maldicenti, come noto è. E perchè Calliope fu quella a cui, secondo che finge Ovidio nel detto luogo, fu dato dalle suore la disputazione e vinse col suo canto; così dice l’autore che seguitò ora lo suo canto con quel suono, con che vinse le Piche misere. E puossi intendere che l’autore dica, con quel suono, perchè Calliope disse lode de l’iddii, e le Piche infamie; cioè co la loda vera del vero Iddio.

C. I — v. 13-21. In questi tre ternari lo nostro autore, fatta la sua invocazione, incomincia a narrare la sua materia descrivendo le condizioni dell’aire e del cielo de l’altro emisperio dove elli finge che si trovasse, uscito fuora dell’inferno con Virgilio per uno buco tondo, come detto fu ne la fine de la prima cantica, dicendo così: Dolce color; cioè dilettevile: imperò che come la cosa dolce diletta il gusto, così la cosa di bello colore diletta la vista; et è qui uno colore retorico che si chiama transazione, d’oriental zaffiro: questa è una pietra preziosa di colore biadetto, ovvero celeste et azzurro, molto dilettevile a vedere, et è de grande virtù, come dice lo Lapidario: e sono due specie di zaffiri; l’una si chiama l’orientale perchè si trova in Media ch’è nell’oriente, e questa è melliore che l’altra e non traluce; l’altra si chiama per diversi nomi com’è di diversi luoghi. Che s’accollieva; cioè si comprendea, nel sereno aspetto; cioè quello colore dilettevile s’accollieva nel chiaro ragguardamento, Dell’aire puro; che era in quello emisperio dove era Dante con Virgilio, infine al primo giro; cioè tutto puro era quive l’aire senza nebbia o nugolo o altra offuscazione o turbulenzia di vento, infine al primo circulo della luna, dal quale in su niuna turbulenzia può essere; anco nel nostro emisperio da la luna in giù in verso la terra sono le mutazioni tutte, Alli occhi miei; cioè di me Dante, ricominciò diletto; cioè ricominciò a dilettare quello colore